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Poggioreale: un inedito Saviano "buonista" parla di dignità dei detenuti. Ma con quale coraggio? PDF Stampa E-mail
Lunedì 16 Novembre 2015 06:06

 

 

 

Poggioreale: la faccia tosta di Roberto Saviano sulla dignità dei detenuti.

Una vera e propria conversione “buonista” sulla via di Damasco

Leggere Saviano, l’accusatore di tutto e di tutti, di dignità dei detenuti è cosa veramente strana.

Lui che qualche anno fa avrebbe molto volentieri fatto a meno del diritto alla difesa degli imputati, oggi parla di dignità delle persone dietro le sbarre? Con quale faccia, con quale coraggio?

E’ veramente un discorso fuori dal suo registro quello che Roberto Saviano ha fatto il 15 novembre 2015 dalle colonne de “La Repubblica” trovandosi a commentare delle immagini del fotoreporter Bispuri sul carcere di Poggioreale.

Le poche annotazioni che Saviano ha fatto a queste immagini, che tanto per dirlo per inciso non rappresentano in alcun modo la reale realtà di Poggioreale, ma solo un’artefatta realtà del più grande istituto di pena italiano, che troppo spesso si trova al centro di problematiche inchieste giornalistiche dovute soprattutto all’endemico sovraffollamento da cui è afflitto a causa di un sistema penale che sembra divertirsi a mandare in carcere troppi “delinquenti” da quattro soldi di cui Napoli ed il suo hinterland è altrettanto sovrappopolata.

Sono artefatte le foto di Bispuri ed ancora più oscenamente buonista è il discorso fatto da Saviano. E’ osceno Saviano in questo suo articolo, non per quello che dice, ma perché è contraddittorio con se stesso e con ciò che egli rappresenta oramai nell’immaginario collettivo.

Saviano in questo suo articolo dice bene delle cose ma non ha alcuna credibilità per dirle. Un uomo come lui che ha sempre e solo ascoltato la campana della pubblica accusa, ora parla di dignità dei detenuti? Ma a cosa è dovuto questo voltafaccia a se stesso?

Poggioreale ha mille e mille problemi, mille e mille brutture e distorsioni da cancellare e da correggere ma certamente non sono quelle trattate dalle immagini di Bispuri e non sono neppure quelle raccontate dall’alter ego di Saviano che in questo 15 novembre 2015 è saltato fuori dal cilindro de “La Repubblica”.

Poggioreale è un Istituto datato, ma non basta tirar giù qualche parete, ritinteggiare, piastrellare e mettere qualche nuovo wc al posto di una turca per pensare di aver risolto i problemi e di aver restituito la dignità alle persone che in quelle mura trascorrono il loro tempo.

La dignità è altro! Potrebbe essere indegna anche una cella identica alla migliore suite del Grand Hotel Vesuvio che utilizzò Bill Clinton durante il G7 di Napoli, se il contorno resta identico, se in quella cella continui a starci 22, 20 o anche 18 ore al giorno, se non puoi svolgere nessuna attività ricreativa o sportiva se non con cadenza sporadica, se non puoi socializzare, se non vieni rieducato al rientro in società, se lo Stato che ti punisce non è in grado di garantirti un sostegno nel momento in cui rientri in libertà, più povero di prima e purtroppo troppe volte anche più incattivito di prima, perché chi avrebbe dovuto provvedere alla tua rieducazione magari era completamente privo di qualsiasi volontà e capacità di svolgere questo ruolo fondamentale per la società esterna.

La dignità è altro caro Roberto Saviano ed è un concetto troppo troppo grande per essere compreso da chi scrive tanto per scrivere, tanto per guadagnarsi il gettone di presenza, senza conoscere in fondo il problema, senza aver mai visto in faccia e parlato con un detenuto magari stringendogli la mano per far sentire di essere li per lui e con lui.

La dignità è un concetto che è nella mente ma non è della mente e come l’Essere di Antonio Rosmini.

Ridurlo a quattro mura con un po’ di vernice fresca, a servizi igienici più decorosi, a cucinini più sistemati è vergognosamente materialista, ma di quel materialismo spicciolo da borgata di periferia, enunciato da chi non sa e non vede, ma finge di sapere e di vedere. E’ come togliere bassolinianamente il parcheggio da Piazza Plebiscito: pura e semplice operazione di facciata.

Come ho scritto solo due mesi fa in “Il peso della fiducia – umanizzazione, dignità, empatia – termini e agiti del trattamento penitenziario” La società esterna deve comprendere, che Poggioreale non può continuare ad essere la sua dimenticata discarica sociale, dove stipare ogni male e ogni problema, anzi deve diventare un luogo da cui far partire il riscatto di questa martoriata città, troppo spesso costretta ad arrossarsi del sangue versato inutilmente dai suoi figli”.

Vedi Roberto ciò che tu oggi dici, superficialmente, in un articolo di commento a foto che fanno dell’artefatto la loro ragion d’essere e che per tale motivo rappresentano anch’esse un falso documento, c’è chi lo dice a ragione veduta perché in quel carcere ci lavora, ci vive e combatte per cambiare sul serio le cose, assumendosene tutti i rischi. Perché quando tu vuoi cambiare e tutti gli altri, invece, vogliono restare fermi alle loro posizioni, di rischi ne corri e non pochi.

Nel mio breve saggio ho dato degli input, che non posso fare a meno di notare che sono stati tutti dal tuo alter ego buonista utilizzati.

Insomma anche il tuo alter ego copia e incolla così come è stato recentemente dimostrato che fai tu.

Poggioreale pur nelle sue brutture estetiche e dimensionali ha un cuore, un cuore grande composto dai tanti e tanti operatori e da tanti e tanti detenuti che lavorano tutti i giorni fianco a fianco.

Risolvere tanti problemi è possibile, anche una società con davvero poco carcere sarebbe possibile, ma non in un ottica di depenalizzazione indiscriminata, ma in un ottica di decarcerazione produttiva di miglioramenti sia per la società esterna e sia per i detenuti, molti dei quali, coinvolti in fatti di reato di non grave allarme sociale, potrebbero svolgere attività socialmente utili. Salvare un giardino pubblico dall’incuria, tappare buche nel manto stradale, persino vigilare sul proprio quartiere in stretta collaborazione con le forze dell’ordine potrebbe essere molto più utile per la società e più rieducativo per i detenuti coinvolti in tali prospettate attività.

Durante l’EXPO di Milano molti detenuti sono stati impiegati nello staff dell’esposizione, hanno lavorato la dentro, hanno svolto un ottimo lavoro e sono certamente orgogliosi di quello che hanno fatto.

Conosco perché ci lavoro i detenuti del Reparto Italia, forse uno con le stanze di pernottamento più vecchie a livello estetico, ma dotato di un vera e grande sala di socialità e di una scuola molto più accogliente delle altre che si trovano a Poggioreale e tra l’altro gestita da una delle insegnanti più emotivamente impegnata nel lavoro che svolge pur tra mille difficoltà. Il reparto Italia da certamente più possibilità ai detenuti, in quanto in tale reparto i detenuti lavorano e quindi in quelle stanze ci stanno poche ore al giorno giusto per dormire e per mangiare, tutto il resto della giornata lo passano fuori. Ci sono idraulici, elettricisti, falegnami, muratori tutte persone che anche fuori con il loro lavoro potrebbero vivere tranquillamente, se magari avessero avuto la fortuna di non nascere a Gomorra la città descritta dal Saviano del male, quello che la dignità l’ha tolta e continua a toglierla tutti i giorni a Napoli ed alla Campania intera.

 

 

Ultimo aggiornamento Domenica 26 Febbraio 2017 05:45
 
Il Questore Marino dovrebbe denunciare Saviano. Un bacio a Nicola Barbato PDF Stampa E-mail
Scritto da Luigi Cangiano   
Domenica 27 Settembre 2015 04:10

Perché il Questore di Napoli dovrebbe denunciare Saviano quantomeno per diffamazione

Il 22 settembre 2015 Roberto Saviano sul suo sito ha scritto:

“ A Giugliano i passanti difendono la baby gang, e la realtà finisce in prima pagina

Due giorni fa a Giugliano un gruppo di ragazzini viene fermato da agenti della polizia municipale fra via Roma e Corso Campano, nell’area ztl. I vigili vogliono fare dei controlli, ma i ragazzini si ribellano e aggrediscono gli agenti. Partono insulti, la pattuglia è accerchiata e aggredita. Una vigilessa finisce in ospedale.

Dalla parte della polizia municipale non c’è nessuno. Al contrario: i passanti che assistono alla scena ostacolano gli agenti per facilitare la fuga dei ragazzini.

Non è una ricostruzione cinematografica tratta da “Gomorra”, questi sono fatti, realtà. Gli stessi fatti che il sindaco di Giugliano vorrebbe nascondere sotto il tappeto negando l’autorizzazione alle riprese nel suo paese di "Gomorra 2 – La serie", nel timore dell’immagine negativa che potrebbe diffondersi dalla narrazione cinematografica. E invece eccola qua, l’immagine negativa, direttamente in prima pagina tra le cronache.

In questo contesto le parole del Questore di Napoli Guido Marino sono l'ennesimo invito all'omertà: "Certi programmi tv sono offensivi e per niente rappresentativi della realtà che vogliono rappresentare".

Offensivi sono i clan, offensivo è accusare opere creative, invece che la corruzione e l'inefficienza della macchina statale. “ (fonte: http://www.robertosaviano.com/a-giugliano-i-passanti-difendono-la-baby-gang-e-la-realta-finisce-in-prima-pagina/)

Tali suoi strali seguiti da milioni di acritici ed osannanti fans, sono stati lanciati contro due rappresentanti dello Stato. Il sindaco di Giugliano in Campania perché semplicemente non ha dato l’autorizzazione alle troupe di Sky ed a Saviano di venire a gettare altro fango sul già problematico centro urbano che amministra ed  il Questore di Napoli dott. Guido Marino che durante una trasmissione radiofonica di Radio 24 aveva osato dire "Certi programmi tv sono offensivi e per niente rappresentativi della realtà che vogliono rappresentare". Una semplice opinione espressa dal Questore, che condivido in pieno ed infatti sono già diversi anni che la espongo pubblicamente ovunque mi sia consentito di farlo e vi assicuro che mettere in discussione un uomo idolatrato come Saviano è molto problematico.

La libertà di manifestazione del pensiero “per quanto riguarda l’esperienza italiana si colloca quasi a metà tra le libertà individuali e le libertà collettive, nel senso che la ragione della sua tutela risiede sia nell’interesse individuale di testimoniare i propri convincimenti, sia nell’interesse generale al progresso in qualunque campo attraverso il libero confronto delle varie opinioni” (fonte: http://www.treccani.it/enciclopedia/liberta-di-manifestazione-del-pensiero/)

Da tale punto di vista le parole, contro cui Saviano si è scagliato con violenza inaudita, del Questore di Napoli sono davvero inappuntabili. Egli ha semplicemente espresso il suo pensiero, che ripeto è il mio, e che quindi qui cerco di spiegare in maniera compiuta.

La serie televisiva Gomorra nella sua monotona ripetitività non aggiunge nulla a ciò che tutti i cittadini della Campania conoscono benissimo perché a differenza di Saviano ci vivono ogni giorno della loro esistenza. Quello che il serial aggiunge è il carattere folkloristico/offensivo, a esclusivo fine di tornaconto economico che certamente si compie in Gomorra. La serie televisiva Gomorra non aggiunge nulla neppure dal punto di vista intellettuale, infatti qualsiasi  dei film degli anni ’70 sceneggiato da Ciro Ippolito con Mario Merola protagonista e persino quelli di sottomarca di quegli anni, ha la medesima valenza culturaltestimoniale del serial Gomorra, anzi almeno in quei film il messaggio che passava almeno era chiaro: i camorristi sono dei pezzi di merda.

D’altra parte Saviano aveva scoperto l’acqua calda già con il libro Gomorra, ispirato/imbeccato da una certa classe politica di sinistra sulla quale oggi persino la DDA indaga, e che divenne un best seller grazie al fatto di essere pubblicato, sebbene opera prima, dalla Mondadori (controllata dalla famiglia Berlusconi) e successivamente pompato a dismisura su tutti gli organi di informazione, a partire dal TG1 di Gianni Riotta, per le del tutto presunte minacce subite dal giovane scrittore. Dico presunte perché quando si trattò di assegnare la scorta a Roberto Saviano diversi esponenti delle Forze dell’Ordine si espressero negativamente a tale assegnazione della scorta (tra questi Vittorio Pisani che ha arrestato, nella realtà e non nella fiction, il capo dei casalesi Michele Zagaria).

Il serial Gomorra è la ciliegina sulla torta che sta creando emulazione nelle giovani leve della camorra e consequenzialmente incattivisce così tanto il clima che finanche in qualche esponente delle forze dell’ordine si superano i normali limiti della lotta alla criminalità, al riguardo l’uccisione del diciassettenne Davide Bifolco è emblematica. Gomorra è ulteriore incrudelimento della realtà! Ripeto, ribadisco e sottolineo che Gomorra è così concettualmente strutturata unicamente per avere più spettatori e quindi intascare più soldi di diritti televisivi e pubblicità.

Il messaggio che Saviano lancia attraverso il suo serial è questo ed i cervelli di giovani disperati e senza alcuna cultura, perché molto spesso ancora adesso a Napoli si arriva a stento a completare la scuola dell’obbligo, lo assorbono in questa maniera insieme a qualche stupefacente ed all’alcool.

Con ciò voglio dire che il serial Gomorra, Sky e soprattutto Saviano stanno creando un mostro, un mostro che porterà tanti giovani morti ammazzati a Napoli come non si vedevano da tempo, sarà una guerra per il controllo del territorio fatta fra vecchi “boss” violenti  e sovraeccitati giovani violentissimi emuli degli squallidi personaggi caricaturali di Gomorra. Chi alla fine la spunterà lo decideranno solo le armi e la violenza.

Ecco perché, a mio avviso, il Questore di Napoli ha detto che Gomorra è offensivo. Forse avrebbe ancora meglio detto che Gomorra è una macchina della violenza, perché è questo quello che è.

Il Questore non è affatto omertoso, lui combatte la realtà e soprattutto la vive sulla sua pelle, cosa che Saviano non fa da almeno nove lunghi anni ed onestamente, visto e considerato il suo modo di scrivere “non fiction novel” inizio a chiedermi se ha veramente mai visto un morto ammazzato in strada dal vivo, se ha mai parlato con un camorrista vero a tu per tu subendo minacce e tante e tante altre cose che chi scrive ha subito senza mai lamentarsi perché sa dove vive e quello che fa.

 

Concludendo voglio lanciare un bacio al poliziotto Nicola Barbato di Gricignano d’Aversa, ferito a Fuorigrotta durante un’operazione antiracket in “borghese”, questa è Napoli! Una realtà che non ha proprio bisogno di ulteriore crudeltà.

 

 

Ultimo aggiornamento Lunedì 28 Settembre 2015 05:28
 
Il "non fiction novel" ovvero la "raffinatezza" del copia e incolla Savianeo PDF Stampa E-mail
Scritto da Luigi Cangiano   
Sabato 26 Settembre 2015 03:34

http://www.thedailybeast.com/articles/2015/09/24/mafia-author-roberto-saviano-s-plagiarism-problem.html (leggete questo articolo scritto da Michael Moynihan)

 

Il collega giornalista americano Michael Moynihan del "The Daily Beast", dopo anni che lo scrivo, ha finalmente smascherato parola per parola e fatto venir fuori a livello internazionale tutte le scopiazzature che lo scrittore Roberto Saviano pone in essere ogni volta che scrive qualcosa o per meglio dire  che con il suo metodo “non fiction novel” apologizzato su La Repubblica, copia e incolla qualcosa, aggiungendo qualche congiunzione e qualche virgola al punto giusto.

Al collega americano è stato anche da me inoltrato un invito via twitter (subito da egli accettato) a leggere tutto quanto da anni scrivo su Roberto Saviano e su alcune sue amicizie ed "eroeanze" raccontate e raccomandate in Gomorra ma assai poco raccomandabili visto e considerato che persino la DDA indaga su di esse.

Che Saviano sia ripetitivo, vecchio nelle cose che dice dovrebbe essere sotto gli occhi di tutti ma, purtroppo, un'intellighenzia sempre meno tale, sempre meno colta, non trova meglio da fare che impietosirsi davanti alla storia di Roberto Saviano, starlo a sentire e dargli tristemente ragione acriticamente anche quando gli errori metodologici dello scrittore sono abnormi.

Saviano in realtà non dice sempre cose sbagliate, ma dice certamente cose già dette e ridette, scritte e riscritte, da migliaia di cronisti, centinaia di giornalisti, decine di scrittori, che hanno subito tutti almeno una volta nella vita qualche minaccia dalla camorra, magari anche più diretta del mero bossolo di pistola in busta chiusa fatto recapitare a casa di Saviano e che dal 2006 gli consente di vivere sotto scorta, a dispetto di colleghi che hanno subito minacce molto più rilevanti eppure continuano a vivere come se nulla fosse con la possibilità non recondita di fare veramente la fine del grande ed unico Cronista, con la C maiuscola, Giancarlo Siani che Saviano farebbe sempre bene a non nominare invano, visto che per lui i cronisti valgono meno di zero.

Saviano vistosi smascherato parola per parola ha detto che il suo è un nuovo metodo di scrittura la "non fiction novel" e vabbé lo credo, anzi cerco di spiegarvi ancora meglio questo metodo. Già in Gomorra il metodo è stato largamente usato e non mi riferisco allo 0,6% del libro tratto da quelli che lui definisce i giornali della "camorra", ma alle decine e decine di pagine scopiazzate dalla sentenza di primo grado del processo Spartacus il cui estensore fu il giudice Raffaele Magi. Quando dico scopiazzata voglio dire che Saviano ha proceduto a scrivere la sua "non fiction novel" in questo modo: usando il mouse seleziona la parte da lui ritenuta interessante, poi preme il tasto destro e sceglie dal menù a tendina la funzione copia, poi va in word ripreme il tasto destro del mouse e seleziona sempre dal menù a tendina la funzione incolla, dopodiché mette insieme tutti i pezzi così copiati con qualche congiunzione, qualche virgola, qualche punto e virgola, qualche punto ed il gioco è fatto.

Saviano lo chiama "non fiction novel" io lo chiamerei più propriamente copia e incolla con saccheggio spudorato del lavoro intellettuale altrui, è un reato e si chiama plagio.

Contro uno di quei giornali locali che Saviano dice essere della "camorra" chi qui scrive una volta fece condannare proprio per questo reato il direttore responsabile Gigi Casciello, che in veste di direttore fu chiamato a rispondere del reato commesso sicuramente da qualcuno nella sua redazione, si beccò la condanna ed il risarcimento della costituita parte civile. In quel caso di trattava del copia e incolla di un mio articolo sulla storia della camorra nell'agro-aversano dal 1500 che venne letteralmente ripubblicato a nome di altro autore (Gianmario Mariniello) su "Il Roma-Cronache di Caserta".

Adesso mi chiedo se il povero Gigi Casciello si è beccato una condanna penale per un articolo di circa una pagina A4, Roberto Saviano, se tutti coloro che si sono visti da lui saccheggiati il loro lavoro intellettuale lo denunciassero, quante condanne penali potrebbe beccarsi e quanti danni dovrebbe pagare?

Lo capisco, mettere le note a pié di pagina appesantisce sia il lavoro di scrittura e sia successivamente la lettura, ma almeno al termine di ogni suo libro Saviano potrebbe semplicemente scrivere si ringraziano tutti i giornalisti, gli scrittori, i giudici dei quali ho utilizzato parte del loro lavoro intellettuale e magari elargire agli stessi parte dei suoi lautissimi introiti. Facciamo, un esempio, Saviano dice che dai "giornalacci della camorra" ha copiato solo lo 0,6% di Gomorra. Poniamo che Gomorra fra copie vendute, diritti cinematografici e televisivi abbiamo partato nelle tasche di Saviano 10 milioni di euro, allora i "giornalacci" dovrebbero avere lo 0,6% di 10 milioni, ossia, 60000 euro. E' assurdo vero? Si, ma magari è ancora più assurdo fingere di scrivere un romanzo mentre in realtà si sta facendo un composit di lavori fatti da altri, sarebbe più giusto che Saviano non si attribuisse pienamente la paternità dei suoi lavori e anzi scrivesse "libro a cura di" Roberto Saviano visto che il suo "non fiction novel" è in realtà quella che in gergo universitario si dice una tesi compositiva, le meno apprezzate tra l'altro in ambito universitario perché non portano nulla di innovativo, e che lui fa senza utilizzare neppure il metodo scientifico della citazione delle fonti.

Saviano addirittura dopo averle scopiazzate critica le fonti e questo sinceramente è veramente troppo. Tutti i colleghi che sono stati copiati dovrebbero denunciarlo penalmente per plagio le condanne arrivebbero prima o poi, denunciarlo in sede civile non serve, si magari otterrete un piccolo ristoro economico, ma la verità, ossia, che Roberto Saviano vi ha copiato, vi ha rubato un'idea non verrebbe mai fuori e la paternità di un'idea vale più di 1000/10000 o 100000 euro.

Questo piccolo lavoro è stato scritto senza copiare una sola parola scritta da altro collega giornalista o scrittore. Ringrazio comunque il fenicio che circa 3000 anni fa ha inventato la scrittura alfabetica posta a fondamento di ciò che ancora oggi utilizziamo.

Roberto Saviano copia/incolla e non ringrazia mai nessuno, anzi disprezza pure gli altri dopo averli derubati del proprio pensiero.

Numerose altre succose informazioni su Roberto Saviano le trovate su www.stopcamorra.it

 

 

Ultimo aggiornamento Sabato 26 Settembre 2015 09:33
 
Saviano è avulso dalla realtà. Basta farci lezioni. PDF Stampa E-mail
Scritto da Luigi Cangiano   
Mercoledì 16 Settembre 2015 04:36

Perché noi giornalisti sul campo non dobbiamo continuare a farci dare lezioni da Roberto Saviano.

Saviano per sua stessa ammissione è una persona sotto scorta da quasi dieci anni oramai.

Non vogliamo polemizzare sul fatto che tra l’altro questa scorta gli fu data con il parere negativo di diversi rilevanti esponenti della Polizia, ossia, per tali soggetti Saviano non andava dotato di scorta perché non erano reali e/o rilevanti le minacce ne suoi confronti (ricordiamo che il tutto nacque da una semplice lettera anonima con un bossolo all’interno, minaccia di livello 0 per chi fa il giornalista di camorra, chi non l’ha mai ricevuta vuol dire che non fa questo lavoro!)

Resta il fatto che la scorta ce l’ha e se la tiene ben stretta essendo diventata un suo status symbol vittimistico che sfrutta a piene mani, perché sempre secondo lui questo lo limita nei movimenti e non gli permette di osservare la vita reale.

Quindi Saviano è estraneo alla vita reale da quasi dieci anni eppure continua a dar lezione a tutti i giornalisti che, invece, tutti giorni e sul campo rischiano veramente la vita o almeno di essere seriamente malmenati.

A dire la verità Saviano era estraneo alla vita reale anche quando la scorta non l’aveva, così estraneo che per lui un soggetto come Lorenzo Diana è un eroe, mentre per la DDA è un indagato di 416 bis, che per lui i setaioli di Caserta sono dei grandi imprenditori da prendere ad esempio mentre per i magistrati sono dei bancarottieri da perseguire penalmente. Così estraneo alla vita reale che con Gomorra ha ricevuto diverse accuse di plagio (ossia Saviano copiava di sana pianta diversi articoli scritti da altri senza neppure avere la briga di citare la fonte), alcune zittite dalla Mondadori con accordi economici, altre giunte fino a sentenza definitiva, così estraneo alla realtà dei fatti che è stato condannato anche a grossi risarcimenti per diffamazione per aver scritto palesamente il falso in alcuni suoi articoli e libri.

Noi giornalisti sul campo dobbiamo quindi smetterla di prendere lezioni da questo fortunatissimo scrittore e non dobbiamo più permettergli di darcene. Saviano oramai quando parla di camorra è avulso dalla realtà, ci racconta le sue folkloristiche creazioni skyiane seriali, non racconta la realtà. Deve decidersi Saviano o fa le fiction per Sky o viene in Campania in mezzo alla gente a vedere la realtà con i suoi occhi ed a scrivere cose serie. Fare il giornalista anticamorra è una cosa seria, non si fa sorseggiando champagne e mangiando caviale a Parigi, a Londra o a New York e poi scrivendo la solita cantilena conosciuta a memoria anche dai bambini delle elementari.

Stiamo attenti ai danni che Saviano e Sky stanno facendo a Napoli e non ci riferiamo solo all’immagine di Napoli ma alla subcultura criminale di questa città, che sta tornando ad essere come alla fine degli anni '70 e l'inizio degli anni '80 più feroce e spietata.

Di ciò le conseguenze non le paga Saviano e non le paga neppure Sky, che anzi si ingrassano sul sangue di Napoli.

Le conseguenze le paghiamo noi: che qui viviamo, che qui scriviamo, che qui lottiamo!

 
Mai patti con il PD. M5S fuori dalle istituzioni corrotte! PDF Stampa E-mail
Scritto da Luigi Cangiano   
Venerdì 05 Dicembre 2014 05:10

 

Partitocrazia corrotta e corruttrice ecco perché bisogna uscire dalle Istituzioni

E’ necessaria una rivoluzione ghandiana per distruggere il marciume

 

L’Expo di Milano, il Mose di Venezia, il letamaio umano che si nasconde dietro le discariche campane e per ultima, solo in termini temporali, Roma ladrona remix 2014, sto ricordando solo quattro enormi ruberie create dalla classe imprenditoriale/criminale/politica italiana e, purtroppo, esse sono solo la punta dell’iceberg. In Italia è tutto corrotto o comunque corruttibile, è ogni brandello di dignità vendibile al miglior offerente e chi tenta di resistere alla corruzione viene fatto fuori con le buone (con denunce per diffamazione e richieste di risarcimento) o se servisse con le cattive (con un colpo di pistola in testa o con autobomba).

A differenza di Roberto Saviano, chi scrive oggi, scrive da circa venti anni di questo stato comatoso della vita pubblica e privata italiana, dell’intreccio indissolubile fra affari leciti ed illeciti e politica, di uomini della politica pescati qua e la nei più purulenti meandri della società italiana e posti ai vertici di importanti snodi di potere, gentaglia che si sente autorizzata a fare di tutto o meglio che è stata messa in quei posti di comando proprio per fare ogni qualsiasi losco traffico possibile, immaginabile ed anche inimmaginabile per le persone oneste.

Chi ancora pensa, come certi esponenti del M5S, che il sistema sia sanabile senza uno scossone decisivo, purtroppo, si sbaglia e lo fa di grosso. Chi addirittura pretende di concordare con parte di questo letamaio la scelta di cariche istituzionali di vertice si sta rendendo complice di questo sistema partitocratico di corruzione. Spero vivamente che queste posizioni siano dettate unicamente dalla buona fede, ma debbo dirvelo con estrema onestà non ne sono convinto. Troppo blande sono le reazioni di numerosi parlamentari del M5S a questo sistema, che è alla luce del sole da decenni, molto prima che lo stesso movimento muovesse persino i primi passi, non vorrei che anche nel nostro movimento il marcio stia già attecchendo.

Io scrivo dalla provincia di Caserta, dalla terra dei fuochi, dalla terra che ospita il famigerato clan dei casalesi e denuncio da circa due decenni che in questa provincia fare politica in modo onesto è impossibile. Non c’è nessuno che tuteli, chi voglia fare veramente politica, la stessa magistratura, tanto osannata dal cantore Saviano (forse perché almeno un paio di capitoli di Gomorra sono la scopiazzatura di inchieste della procura o di sentenze del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere), non muove seriamente ed incisivamente un dito contro la politica e l’intreccio indissolubile con i clan e con l’imprenditoria da loro direttamente rappresentata.

Tutto è criminale in questa terra eppure si vuol dare a bere ai cittadini che arrestando Iovine, Zagaria, Schiavone, Bidognetti, Setola e qualche altro sfigato di questa stessa risma si sia debellato il male: NON E’ COSI’.

In questa terra, così come sta venendo fuori anche a Roma, anche le cosiddette imprese sociali e le associazioni che dovrebbero, a chiacchiere, combattere la camorra, scendono con essa a patti, intascano sovvenzioni a volte persino alla luce del sole, ma nessuno muove un dito, nessuno vuole neppure sentirne parlare, forse perché troppe volte persino magistrati, direttamente e/o indirettamente, fanno parte di queste associazioni, che dietro alla facciata di nobiltà nascondono connivenze indicibili, rapporti imprenditoriali squallidi, gestioni parassitarie ed incontrollate dei beni confiscati alla camorra e di tutti i lautissimi annessi e connessi che servono per foraggiare le campagne elettorali di esponenti politici che sono quasi sempre tutti sempre e solo di un partito: il PD.

Questa storia nessuno ve la racconta, probabilmente perché è grazie proprio a questo sistema che da questa terra, una raccolta di scritti già editi online con uno scarsissimo seguito all’improvviso divenne un best seller di cui tutti parlavano e discutevano senza neppure comprendere il pulpito dal quale partiva la predica. Questo pulpito oggi, si è tolto la maschera e si è persino accasato con una parlamentare PD, che si trova in parlamento solo perché ha uno zio che ha fatto fare grandi affari a delle imprese costruttrici per la costruzione di un grandissimo centro commerciale in un paesello di campagna con poche migliaia di abitanti.

In questa terra il sindaco di Villa Literno, poi primo eletto del PD alle regionali è stato arrestato per camorra, eppure, nel suo paese, da sindaco organizzava convegni contro la criminalità e si sedeva allo stesso tavolo di Don Luigi Ciotti, padre fondatore di Libera, la “congrega” di associazioni che ha letteralmente monopolizzato la ricchissima gestione dei beni confiscati in tutta Italia (parliamo di centinaia di milioni di euro di beni e non certo di noccioline), mai nei TG nazionali ho sentito parlare di questo, mi chiedo il perché anche se la risposta la conosco, purtroppo, sulla mia pelle da anni e sono certo che resterà una piaga che non guarirà mai.

Il PD e tutto l’altro lerciume partitocratico italiano lo dobbiamo distruggere politicamente, non possiamo scendere mai più a patti con esso!

 

Ultimo aggiornamento Venerdì 05 Dicembre 2014 05:14
 
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