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L’ignoranza dell’immagine. Dal caso Corona a quello di Tiziana Cantone: due casi eclatanti che scoprono una società malata. PDF Stampa E-mail
Scritto da Luigi Cangiano   
Martedì 08 Novembre 2016 05:20

 

Viviamo un mondo banale, un mondo dove tutto è immagine, dove tra l’essere e l’apparire, ha quotidianamente la meglio chi decide di apparire.

E’ questa la “cultura” o meglio l’ignoranza dell’immagine. Già anni fa in un piccolo pamphlet mi ero rivolto in malo modo (quello giusto e necessario verso questa feccia della società) contro i V.I.P., da me aggettivati come very immoral people che hanno distrutto oramai almeno due generazioni di persone.

Fra il merito e la bellezza oggi vince la bellezza in ogni campo ed in ogni dove, anche in quei campi fondamentali come la politica, dove a contare dovrebbero essere idee e non bei decolté o facce rassicuranti da angioletti che nascondono poi negli armadi scheletri migliaia di volte peggiori della peggio feccia della vecchia politica.

Dietro la bellezza, dietro l’apparire, troppe volte si nasconde il marcio, ne sono due esempi eclatanti Fabrizio Corona e la triste storia della giovane Tiziana Cantone travolta dal vortice mediatico, senza che se ne accorgesse, per pochi secondi di filmati hard, che nel mondo pornografico sarebbero classificati al massimo come video da educande.

La storia più da approfondire è quella di Fabrizio Corona, un fotoreporter, figlio di un buon giornalista, balzato ai onori della cronaca già da diversi anni, prima come marito della bella Nina Moric, poi come foto ricattatore, truffatore, spacciatore di soldi falsi e tanti altri reati che gli avevano comportato un cumulo di pena di circa 15 anni. Dopo la sentenza definitiva di condanna che gli aveva aperto le porte del carcere, aveva persino tentato la fuga all’estero, ma nonostante questo, dopo poco più di due anni con una decisione che nel mondo dell’ordinamento penitenziario è una rarità se non addirittura un’unicità, fu affidato alla comunità Exodus di Don Mazzi che, da questa iniziativa, ha ricevuto un grosso tornaconto, quanto meno in termini di immagine, perché alla fine anche Don Mazzi quello che cercava era unicamente visibilità ed oggi non faccia il finto tonto dicendo di sentirsi preso in giro da Corona, quando l’ha preso sa perché l’ha preso e sa quanto la sua comunità ci ha guadagnato.

Da ex operatore penitenziario, educatore (funzionario giuridico-pedagogico) che ha lavorato presso una delle carceri più abbandonate a se stesse come quella di Poggioreale di Napoli posso affermare con certezza che Don Mazzi o gente come lui non le ho mai viste per farsi affidare detenuti che rispetto a Corona sono degli agnellini pasquali. Gente che per furti, truffe o ricettazione di quattro soldi si trova a scontare la loro pena fino all’ultimo giorno, senza che nessuno gli dia una mano per dirimersi, per correggere il proprio cammino. Caro Don Mazzi, cari preti come Don Mazzi, a Poggioreale, così come in tanti altri carceri italiani c’è gente che ha veramente bisogno di voi. Corona con i milioni di euro che ha nascosto in mezzo mondo, soldi per pagarsi bravi avvocati li ha e primo o poi i bravi avvocati trovano sempre il modo per tirare fuori dai guai chi riempie i loro portafogli ed i loro conti in banca.

Dal 1789 ad oggi sono passati 227 anni, constato che sono passati inutilmente, la legge è uguale per tutti era e resta una chimera, perché l’applicazione della legge è diversa, sempre e comunque.

227 anni sono passati inutilmente anche perché, oggi, come allora non è il merito oggettivo a creare le carriere ed il successo ma ben altri disvalori o valori al massimo soggettivi se proprio la bellezza vogliamo considerarla un valore.

Fra ancien regime e oggi dov’è la differenza se viviamo comunque in un mondo dove l’uguaglianza è una chimera e dove il merito nella stragande maggioranza dei casi lo si sostituisce con il nepotismo, la peggiore forma “dinastica” di gestione del potere?

 

Ultimo aggiornamento Martedì 08 Novembre 2016 05:39
 
Gricignano/Carinaro/Teverola. Tanto clamore per la R.G. ECOTRANSIDER e forse nessuno conosce la mega discarica che si trova nella zona depuratore già andata completamente a fuoco anni fa nel completo silenzio dei media e dei politici locali. PDF Stampa E-mail
Scritto da Luigi Cangiano   
Venerdì 23 Settembre 2016 04:53

Quando i cittadini manifestano è sempre una cosa buona e giusta e vuol dire che un problema esiste e va risolto, ma STOP CAMORRA denuncia il fatto che mentre si sta muovendo una considerevole massa di persone per le problematiche della R.G. ECOTRANSIDER, probabilmente nessuno conosce che nella zona depuratore, che dista dalla R.G. ECOTRANSIDER solo un chilometro, esiste una discarica della Regione Campania a cielo aperto dalla quale fuoriescono miasmi decine se non centinaia di volte peggiori di quelli che fuoriescono dalla R.G. ECOTRANSIDER e probabilmente il percolato viene sversato tal quale nei “Regi Lagni” che in tal modo, invece, di venire depurati vengono ulteriormente inquinati.

Lungi da noi voler difendere la R.G. ECOTRANSIDER, che se sta agendo al di fuori delle regole è giusto che sia rimessa in careggiata e se non lo fa chiusa. Ma sarebbe ancora più giusto che queste regole le rispettasse innanzitutto la Regione Campania.

Ci sono stati segnalati da numerosi cittadini che nella zona dell’ex depuratore, i tecnici dell’Arpac arrivano con tute e maschere anticontaminazione e addirittura con dei rilevatori che sembrerebbero Jayger. Non vogliamo creare ulteriori allarmismi ma sarebbe opportuno, che gli organi deputati al controllo ed anche gli organi di Magistratura, facessero tutte le opportune indagini per comprendere cosa stia accadendo nella zona del depuratore “Regi Lagni” sito a Gricignano d’Aversa. Oltre al trattamento delle eco balle d’epoca bassoliniana che solo attualmente stanno venendo aperte e riselezionate nel sito, non vorremmo che ci fossero ben altri rifiuti, molto più pericolosi.

Ricordiamo che già anni fa il sito andò completamente a fuoco in una notte d’estate, oggi, come allora STOP CAMORRA fu l’unico ad accorgersi dell’accaduto, tutti gli altri ciechi e muti come sempre o meglio vedono i fuocherelli e non vedono gli incendi!

 
Melma politica e camorra possibile grazie a controllori e giornalisti che girano lo sguardo dall’altra parte, ricevendo in cambio facili carriere e posti in parlamento PDF Stampa E-mail
Scritto da Luigi Cangiano   
Domenica 18 Settembre 2016 07:43

 

Gli ultimi arresti di una corrotta classe politica, sicuramente la più corrotta di tutto il territorio nazionale e probabilmente del Mondo, accendono un barlume di speranza in chi come me denuncia questa sconcertante realtà da ormai un ventennio, ottenendo come unico risultato l’oblio e la persecuzione.

E’ lampante che la melma politica che si abbraccia ogni giorno con la camorra ha vita facile grazie al fatto che chi dovrebbe controllarli e ancor di più i giornalisti che dovrebbero fare le pulci a questa gentaglia che affama e distrugge il nostro territorio, puntano il loro sguardo altrove, fingono di non sapere, che questa zuppa maleodorante ma molto appetitosa per chi è intento solo ad ingrassarsi il portafoglio è ciò che ogni giorno distrugge le aziende sane e le persone oneste, che manda avanti deficienti matricolati e costringe, invece, validissime menti ad espatriare od a fare un lavoro non all’altezza delle proprie capacità e giuste aspettative.

Figli, nipoti, parenti ed affini vari di politici e di dirigenti troppo spesso senza capacità alcuna rubano cattedre universitarie o posizioni lavorative ancora più importanti e redditizie, tutto ciò a discapito della formazione ed a discapito di qualsiasi altro servizio ove un deficiente raccomandato ruba il posto ad un iper preparato sprovvisto di titolo di de/merito rilasciato dall’accademia della camorra/affaristica/ burocratica/clientelare.

La provincia di Caserta è marcia fino al midollo e questo nauseabondo liquame è anche colpa di chi giornalista ci sguazza non facendo il proprio dovere, anzi addirittura in alcuni casi è complice e riceve in cambio una facile carriera o addirittura in posto in parlamento.

Nello nostra terra viviamo in un vermaio, ove alcuni vermi sono talmente grossi ed intoccabili, che riescono perfino ad assurgere a posizioni di rilievo e di rispetto nazionale ed internazionale, mentre la loro giusta collocazione sarebbe un carcere di massima sicurezza al regime del 41 bis.

Questi arresti, come detto hanno acceso un barlume di speranza, ma purtroppo sono consapevole che lo stesso si spegnerà presto, arriverà di sicuro il carrozzone dell’anticamorra “di mestiere” troppo connessa alla camorra/affaristica/ burocratica/clientelare e tutto finirà come al solito in una bolla di sapone.

Spero di sbagliarmi, ma in vent’anni mi è capitato raramente, altri “colleghi” che, invece, sbagliano le loro valutazioni quotidianamente, che hanno persino dipinto loschi figuri, accusati di 416 bis, come paladini dell’anticamorra, ora stanno comodamente a casa loro, dotati di scorta e con conti in banca da milioni di euro, purtroppo, questa è la mia terra, una terra dove il bene non attecchisce più.

Luigi Cangiano

Giornalista, Presidente movimento politico STOP CAMORRA

 

Ultimo aggiornamento Domenica 18 Settembre 2016 07:44
 
SOS INTRECCIO POLITICA/CAMORRA. POCHISSIMI IN QUESTA TERRA POSSONO DIRSI ONESTI! PDF Stampa E-mail
Scritto da Luigi Cangiano   
Mercoledì 27 Aprile 2016 18:04

LETTERA APERTA INDIRIZZATA A:
PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
PRESIDENTE SENATO DELLA REPUBBLICA
PRESIDENTE CAMERA DEI DEPUTATI
PRESIDENTE REGIONE CAMPANIA
PREFETTO DI NAPOLI
PREFETTO DI CASERTA

SOS INTRECCIO POLITICA/CAMORRA IN CAMPANIA

Il problema della connivenza politico camorristica in Campania è vecchio quanto l’Unità d’Italia e che la camorra abbia messo le proprie mani anche su uno dei palazzi simbolo della fondazione dell’Unità è la logica conseguenza.
Io che vivo in questa terra da quando sono nato e che denuncio questo fenomeno da quando ho raggiunto l’età della ragione, non mi scandalizzo come fanno Stella e Rizzo.
Io non sono come Saviano, che oramai racconta, esclusivamente dietro lautissimo compenso, i fatti di queste terre standosene comodamente seduto a New York o a Stoccolma, questi fatti li conosco e li vivo quotidianamente.
Il PD è marcio al midollo ed è nato da partiti altrettanto marci completamente.
I politici di Santa Maria Capua Vetere già ai tempi della prima tangentopoli furono letteralmente decimati dalla magistratura che muoveva i primi passi nella lotta alla camorra e alla politica corrotta, parliamo di operazioni precedenti a Spartacus 1, misconosciute dalla gran parte del giornalisti e degli scrittori di punta, ma conosciute da chi degli stravizi delle nostre terre ha sempre scritto e li ha vissuti sulla propria pelle.
La Terra di Lavoro è, ne sono convinto, letteralmente la più corrotta terra del suolo italico. Non è un problema solo di clan dei Casalesi, cui riduttivamente Saviano ha addossato tutti i mali di questa terra.
In provincia di Caserta ogni politico con i voti è corrotto, perché ogni voto si compra e si vende con la massima disinvoltura, libertà ed impunità. Le inchieste della magistratura quando arrivano, riescono a colpire solo uno su cento dei politici corrotti.
Occorrerebbe una spianata di tutte le cariche pubbliche e vietare a chi abbia un grado di parentela/affinità fino al 6° grado con politici che hanno ricoperto qualsiasi genere di carica pubblica negli ultimi 50 anni di candidarsi.
Dagli anni ’70 in poi ogni commercio rilevante (grande distribuzione, commerci all’ingrosso di generi primari e non, industrie e pseudo tali, sfruttamento di cave, movimento terra, distribuzione di carburanti, pompe funebri, etc. etc. etc.) è nelle mani di imprenditori che se non sono direttamente camorristi, hanno comunque la colpa di essere scesi a patti con la camorra e quindi hanno ingrassato la stessa e finanziato con i soldi del racket il traffico di droga, di rifiuti e di esseri umani.
Tutto ciò è stato fatto alla luce del sole con la connivenza dalla politica e contando anche sulla assai tiepida battaglia della magistratura a tutto questo lampante stato di fatto.
Troppe parentele legano tutti quelli che contano in provincia di Caserta a doppio filo e quando le cose sono messe in questo modo clanico/familiare è difficile per chiunque fare vera battaglia.
Persino il M5S in Campania ha la testa che puzza come un pesce marcio, oramai e chiaro e lampante a tutti che chi controlla 300/400 account fa il bello e il cattivo tempo nel movimento, così tutti coloro che riescono a prendere una candidatura sono figli di Roberto Fico e Luigi Di Maio e quindi solo a questi rispondono e non certo al vero popolo del M5S che in Campania è quotidianamente truffato da due personaggiucoli in cerca di potere indefinito.
Il popolo degli onesti in Campania, ho ragione di dire, che probabilmente non esiste, chiunque urla e sbraita lo fa unicamente per un proprio tornaconto personale e non certo per il bene della Comunità.
Il popolo degli onesti per esistere ha bisogno di autodirsi basta! Basta chiedere piaceri e favori anche per andare “in bagno”! Perché questo è letteralmente il modo di vivere nella mia terra!
Un posto dove per andare in Ospedale chiedi prima alla persona che conta se, quando e dove devi andare ed in che modo ti devi far ricoverare, un posto dove quando vai a fare un concorso pubblico vai prima a fare il giro di tutti i politici della provincia per farti raccomandare, un posto dove prima di aprire una fabbrica vedi se puoi rubare denari pubblici con il beneplacito di qualche politico al quale dare una percentuale delle sovvenzioni pubbliche e con la benedizione della camorra che avrà un altro pizzo da gestire, potrei continuare all’infinito questo elenco che rende la mia terra un posto dove gli onesti si contano sulle dita di pochissime mani.
Quando questo elenco non esisterà più, se mai un giorno ciò accadrà, il popolo degli onesti potrà dire agli altri basta! Potrà dire basta camorra, basta politica corrotta, basta forze dell’ordine e magistratura assenti o poco incisive.
Colpire nel mucchio ora un politico di destra, ora uno di sinistra, domani uno del M5S non serve a nulla! O si abbatte il mostro per completo, o si spiana con un bulldozer tutto il marcio o mai nulla cambierà, perché arrestata una mela marcia il giorno dopo ci sarà immediatamente il suo più stretto accolito a sostituirla.
Meditate campani, medidate cittadini della provincia di Caserta, decidete se volete essere degni della parola cittadino o continuare come oggi siete ad essere dei meri sudditi agli ordini del padrone più forte.
Dott. Luigi Cangiano
Funzionario pubblico

Ultimo aggiornamento Mercoledì 27 Aprile 2016 18:10
 
San Gennà statt accuort! PDF Stampa E-mail
Venerdì 04 Marzo 2016 04:58

 

SAN GENNA' STATT ACCUORT!
LA LONGA MANUS DEL CARDINALE SEPE SUL TESORO DI SAN GENNARO! Una città come Napoli e un Santo come San Gennaro non meritano una gestione da sagra paesana, facciamo in modo che ciò non accada mai!
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La Deputazione affila le armi contro il decreto del ministero dell'Interno, firmato da Angelino Alfano, e contro il cardinale Crescenzio Sepe che - parola di deputato - da anni tenterebbe di «mettere le mani sul santo». Dopo cinque secoli di onorato servizio per nome e per conto del patrono, gli stessi deputati si dichiarano pronti a dare battaglia, fuori e dentro le aule di tribunale, per difendere il carattere laico di una istituzione, la loro, che ha attraversato calamità, guerre e rivoluzioni, senza mai tradire quel mandato firmato nel 1527, quando si stabilì che, in cambio della costruzione della Cappella, San Gennaro avrebbe sempre protetto la città di Napoli. Riccardo Imperiali di Francavilla, sangue blu nelle vene, delegato per gli affari legali della Deputazione, va giù duro: parla di soldi e potere, ambizioni e alti prelati, incontri, scontri, liti e tensioni. Per una sola ragione: «Il possesso e la gestione delle ampolle del sangue, della Cappella e del Tesoro».

Imperiali, che cosa sta succedendo?
«Niente di particolare».
Niente? È scoppiato il finimondo.
«Solo l'ennesimo tentativo del cardinale di impossessarsi della Deputazione e delle reliquie di San Gennaro».
Che cosa c'entra Crescenzio Sepe con la decisione del ministro di assimilarvi a una Fabbriceria con tutte le conseguenze che comporta?
«C'entra eccome. Quel decreto non è certo caduto dal cielo. Così, all'improvviso, Alfano decide di attuare una norma che sta lì dal 1985, per cortesia... La verità è che il ministro è stato tirato per la giacchetta».Da chi?«Dal cardinale, da chi secondo voi?»
Per la verità Sepe ha fatto sapere di non aver ricevuto alcuna notifica del decreto. Insomma, delle decisioni di Alfano dice di non saperne nulla.
«Non aspettava altro».
Questo lo dice lei. In ogni caso uno statuto che risale al 1894 - a prescindere da Alfano - forse andava anche cambiato. O no?
«Certo. Infatti sono cinque anni che ci stiamo provando ascoltando e assecondando i desideri dell'arcivescovo ma invano: Sepe ha sempre ignorato i nostri documenti. Eppure in commissione c'erano pure i suoi rappresentanti».
A chi si riferisce?
«Nel primo gruppo di lavoro, che risale al 2011, per conto della Curia c'era monsignor Vincenzo De Gregorio, il professor Mario Rusciano, la professoressa Flavia Petroncelli, il professor Antonio Guarino. Nel 2012 invece monsignor Napolitano, attuale presidente del tribunale ecclesiastico. Incontri e riunioni che si svolgevano sempre alla presenza del prefetto».
Possibile che non siete mai riusciti a trovare un accordo?
«Ma quale accordo? Non siamo mai riusciti neanche ad avere una risposta dal cardinale. Eppure nell'ultima bozza il suo nome compariva ben cinque volte a dimostrazione che la Deputazione era ben propensa a prendere in considerazione i mutati rapporti in oltre cent'anni. Ma la ragione c'è, naturalmente».
Qual è?
«L'interesse di Sepe non è mai stato quello di aggiornare uno statuto troppo vecchio. L'obiettivo al quale lavora da anni è piazzare quattro persone di sua fiducia nella Deputazione. L'unico modo per esercitare davvero il potere e mettere le mani sulle ampolle».
Sulle ampolle?
«Le reliquie fanno gola, il sangue lo custodiamo noi e apriamo la cassaforte solo in occasione del miracolo. Se la Curia facesse parte della Deputazione potrebbe gestirlo con più disinvoltura. Una delle ragioni per cui Sepe prova regolarmente a delegittimarci come se fossimo una specie di corte dei miracoli».
Addirittura?
«Pensava di poter trattare la Deputazione come una parrocchia di paese, in realtà aveva preso sotto gamba il problema San Gennaro. Credo che invece abbia finalmente capito con chi ha a che fare. Anzi, colgo l'occasione per ribadirgli che non abbiamo la natura giuridica di una Fabbriceria, la nostra è di carattere laico, e quel decreto firmato da Alfano non ci riguarda».
E se invece la Deputazione venisse omologata a Fabbriceria?
«Crescenzio Sepe l'avrebbe vinta. Perché, presumibilmente, dovrebbe essere composta da otto membri laici e quattro di nomina ecclesiastica. Ma tutto questo si deciderà nelle sedi giuste. Un vero peccato finire in tribunale quando siamo sempre stati disponibili a trovare un accordo pronti ad assecondare Sepe su tutto».Su tutto?«Tranne che su un punto».
Quale?
«La nomina dei deputati. Quella spetta a noi e a nessun altro».
(la sola intervista è tratta a Il Mattino)

 

Ultimo aggiornamento Venerdì 04 Marzo 2016 05:09
 
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