Referendum 2025, flop annunciato: perché gli italiani diserteranno le urne!
L’8 e 9 giugno 2025, l’Italia tornerà alle urne per esprimersi su cinque quesiti referendari, ma la risposta sarà un silenzio assordante.
L’affluenza rimarrà ben al di sotto della soglia del 50% più uno, rendendo i referendum abrogativi nulli.
Ma cosa ha spingerà milioni di italiani a restare a casa o a rifiutare le schede?
Astensione come strategia politica
Non sarà solo disaffezione. Per molti, l’astensione è una scelta calcolata. I principali partiti di centrodestra – Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia – hanno esplicitamente invitato i propri elettori a non votare, puntando a far fallire il quorum. Una mossa che ha trasformato l’astensionismo in un’arma politica.
Voto selettivo e protesta silenziosa
Alcuni cittadini si recheranno ai seggi solo per ritirare alcune schede, ignorando le altre. Altri, come la premier Giorgia Meloni, hanno scelto di non ritirarne nessuna. Un gesto simbolico, ma potente, che ha contribuito a svuotare di significato la consultazione.
Quesiti divisivi, promotori contestati
I referendum, promossi da CGIL e Più Europa, toccano temi sensibili: lavoro, appalti, contratti a termine e cittadinanza per stranieri. Ma non tutti hanno condiviso l’impostazione dei quesiti. Per molti, non partecipare è un modo per non legittimare una battaglia politica percepita come parziale.
Disillusione e sfiducia
Dietro l’astensionismo si nasconde anche una frattura più profonda: quella tra cittadini e istituzioni. In tanti non credono più nell’efficacia del referendum come strumento di cambiamento. Un sentimento di impotenza che si traduce in apatia elettorale.
Una campagna tra tensioni e provocazioni
La campagna referendaria è stata segnata da toni accesi e provocazioni estreme. Un post virale con un cecchino puntato su chi andava a votare ha sollevato un’ondata di indignazione, contribuendo a un clima di tensione che ha disincentivato la partecipazione.
|