Bruno De Stefano. 101 storie di camorra Stampa
Valutazione attuale: / 14
ScarsoOttimo 

Bruno De Stefano, "101 storie di camorra che non ti hanno mai raccontato", Newton Compton, 2010, euro 9,90

Leggere e recensire questo volume di Bruno De Stefano è stato un vero piacere. Si tratta di 101 storie di camorra, raccontate in forma aneddotica, molto interessanti e veramente poco conosciute per i non addetti ai lavori. Fra tutte le storie raccontate quelle che più ci hanno interessato per una questione, soprattutto, di studio storico/giornalistico della camorra e di chi la racconta, sono  le due storie sul falso attentato a Roberto Saviano e sul falso pentimento di Raffaele Cutolo.

Nella cronaca nazionale, infatti, questi due episodi vengono raccontati come fondati sulla verità, il primo da Roberto Saviano ed il secondo, soprattutto, da parte di Rosaria Capacchione.

Perchè ci domandiamo si vuole a tutti i costi far passare queste notizie per vere, quando è accertata giudiziariamente la loro falsità?

Non tocca a noi deciderne il perché, ma certamente, stuzzicare la fantasia e l'intelligenza dei nostri lettori è doveroso, per aprire loro gli occhi contro le ricostruzioni di "regime" delle storie di camorra, che molto spesso, come vedremo, con questi due esempi sono totalmente differenti dai fatti registrati dalla magistratura.

La ricostruzione del falso attentato a Saviano, che viene fatta nel libro di Bruno De Stefano, mette in luce in maniera lampante quanto sia lontana dalla verità ciò che viene raccontato sulla stampa nazionale ed, in particolare, su quotidiani tipo "La Repubblica". Il falso attentato a Saviano intasò in maniera indescrivibile tutta la stampa e la televisione nazionale per mesi ed ogni tanto ancora se ne parla, nonostante il caso sia stato archiviato dalla magistratura da moltissimo tempo. La ricostruzione riportata da De Stefano è stata in realtà, fatta dalle colonne del "Corriere del Mezzogiorno" da Titti Beneduce e qui ci sentiamo in dovere di riportarla

"All'origine del caso c'era un banale equivoco, diventato però, a causa della tensione di quel momento un incubo nazionale. [...] La notizia che i Casalesi progettavano un attentato contro Saviano fu divulgata dallo stesso scrittore, che indicò la fonte della notizia nell'ex boss Carmine Schiavone. Poche ore dopo, l'allora coordinatore della DDA, Franco Roberti, diramò un comunicato per smorzare i toni e invitare alla prudenza: la Procura era estremamente scettica sulla vicenda. Solo ora, però, è possibile ricostruire con precisione cosa accadde. C'era stata una cena in un ristorante milanese nella quale un poliziotto aveva parlato con un amico di Roberto Saviano e del suo libro, Gomorra, diventato anche un film di successo. L'interlocutore del poliziotto aveva ipotizzato che la camorra casalese presto si sarebbe sbarazzata dello scrittore; un'ipotesi del tutto astratta, hanno accertato gli investigatori, una supposizione generica buttata lì nel corso di una chiacchierata informale. Il poliziotto, però, ritenne opportuno informare i suoi capi, che informarono  gli apparati di sicurezza, che informarono la Procura di Napoli. Si scoprì che l'amico del poliziotto abitava nella stessa provincia in cui risiedeva anche, in segreto e con un'altra identità, il pentito Carmine Schiavone: per il quale però il periodo di collaborazione con gli investigatori era prossimo alla scadenza e che da anni, ormai, lontano da Casal di Principe e dai suoi vecchi compagni d'affari. Saviano, già sottoposto da più di un anno a rigide musure di protezione, si preoccupò comunque. La notizia divenne un titolo di prima pagina su tutti i quotidiani nazionali. Per fortuna era falsa".

 

Peccato che il fatto accertato dalla magistratura che la notizia fosse totalmente falsa e fondata sul nulla più assoluto, però, non abbia ricevuto la stessa risonanza mediatica.

Venendo al falso pentimento di Cutolo ci tocca sottolineare in maniera forte e decisa che esso non è mai avvenuto nella realtà. Cutolo, purtroppo, non ha mai collaborato con la giustizia, non ha mai aiutato gli investigatori ad infliggere dei duri colpi alla criminalità organizzata, Cutolo sta all'ergastolo e mai uscirà di prigione, perché Cutolo mai si è pentito e mai è diventato un collaboratore di giustizia. Non capiamo proprio perché certi giornalisti, anche di esperienza, e ci riferiamo in particolare alla giornalista de "Il Mattino" Rosaria Capacchione si ostini con tenacia, a far passare sui media nazionali questa falsa notizia, addirittura dichiarando che solo con Cutolo lei ha parlato una volta perché lui si era pentito.

Eppure anche se Cutolo è in carcere da decenni gli investigatori non hanno mai dichiarato l'annientamento completo del suo esercito. Anzi, ci sentiamo di dire, che negli ultimi anni c'è stato un grosso aumento dei clan che si definiscono neo cutoliani, e se si definiscono in tal modo, un motivo ci sarà. Che Cutolo sia ancora un boss della camorra, lo si capisce anche dall'assedio da parte di suoi affiliati dell'ospedale napoletano dove nacque sua figlia pochi anni fa. Un ospedale blindato per ragioni di sicurezza, non dalle forze dell'ordine, ma dell'esercito dei cutoliani, che sono ancora vivi e vegeti, che dettano ancora legge nei comuni sotto il loro dominio, che stanno nuovamente allargando i loro confini, anche a causa del fatto che lo Stato già di per se disattento, in alcuni casi viene dirottatato dalla stampa di "regime" verso altri nemici da abbattere.

A nostro avviso la guerra contro la camorra dovrebbe essere totale e volta all'annientamento di ogni genere di clan e di cricca politico/imprenditoriale ad essa riferibile.

Ritornando al libro di De Stefano è da leggere tutto d'un fiato, un vero libro di racconti sulla camorra, per tenere vive le nostre coscienze con fatti reali e non con astruse fantasie.