IO NON SONO UNO SCHERZO: PROBLEMA DELLA DIFFUSIONE DEL CYBERBULLISMO NELLA SOCIETÀ ODIERNA Stampa
Scritto da Marika Cangiano   
Mercoledì 26 Maggio 2021 17:35

IO NON SONO UNO SCHERZO:

PROBLEMA DELLA DIFFUSIONE

DEL CYBERBULLISMO NELLA

SOCIETÀ ODIERNA


Genesi e spiegazione del fenomeno che sta attaccando le nuove generazioni

Quante volte, specialmente in questi ultimi tempi, si è sentito parlare di cyberbullismo? Il termine “cyberbullismo” viene utilizzato per indicare una delle forme che può assumere il bullismo, e la sua evoluzione è legata all’avanzamento delle nuove tecnologie, viene cioè perpetrato attraverso i moderni mezzi di comunicazione. Il bullismo è un fenomeno ormai noto a scuola e viene definito come il reiterarsi di comportamenti e atteggiamenti diretti o indiretti volti a prevaricare un altro con l’intenzione di nuocere, con l’uso della forza fisica o della prevaricazione psicologica. La diffusione di questo fenomeno è garantita anche dalla nascita di manifestazioni contro il cyberbullismo. Ogni anno, il terzo venerdì del mese di giugno, si celebra la giornata internazionale dedicata al cyberbullismo, il Stop Cyberbullying Day. È un’occasione per dire “no” al cyberbullismo, una giornata in cui tutte le persone che odiano il bullismo e gli abusi online possono dimostrare il loro disprezzo e unirsi al movimento il cui obiettivo è opporsi a questo genere di abusi.

CHE COSA SI INTENDE PER CYBERBULLISMO?

Con questo termine si fa riferimento ad una forma di VIOLENZA e PREVARICAZIONE sociale, ripetuta nel tempo, agita da una persona o da un gruppo di persone più “potenti” nei confronti di un’altra, percepita come più“debole”; si differenzia dal bullismo perché avviene attraverso l’uso delle tecnologie digitali. I «CYBERBULLI» possono essere persone che la vittima ha conosciuto a scuola, nei gruppi sportivi o tra coetanei, ma può anche essere qualcuno conosciuto in internet, attraverso social network o giochi online, e potrebbe anche nascondersi dietro profili falsi (fake) o anonimi. Il cyberbullismo, così come il bullismo, viene definito un fenomeno “SOCIALE”, cioè avviene in un contesto di relazione che coinvolge non solo chi agisce e subisce certe prevaricazioni e prepotenze, ma anche una “platea” di altre persone; queste, nel momento in cui “assistono” a tali fatti ne diventano, in qualche modo, compartecipi.

QUALCHE ESEMPIO di cyberbullismo?

Sulla base delle differenti modalità in cui avviene l’aggressione, sono state individuate 8 diverse categorie di cyberbullismo, tra cui:

1. Flaming: messaggi online violenti e volgari indirizzati con lo scopo di suscitare vere e proprie battaglie verbali, tra due o più soggetti, all’interno di forum, chatroom e gruppi online;

2. Harassment: messaggi offensivi e molesti inviati ripetutamente alla stessa persona. In questo caso la persona che riceve gli insulti rientra a tutti gli effetti nella categoria di vittima, perché indifesa e del tutto incapace di reagire alle molestie subite;

3. Cyberstalking: ripetuti tentativi di contatto che il molestatore tenta di instaurare con la sua vittima attraverso l’utilizzo dei media digitali;

4. Denigration: diffusione, da parte del molestatore, di pettegolezzi, calunnie e offese all’interno di comunità virtuali allo scopo di danneggiare la reputazione della vittima;

5. Impersonation: vera e propria sostituzione di persona che consiste nel violare l’identità virtuale della vittima con l’obiettivo di darle una cattiva immagine e danneggiarne la reputazione;

6. Outing and Trickery: pubblicazione e diffusione di informazioni riservate e/o imbarazzanti estorte alla vittima con l’inganno, dopo aver instaurato con lei un clima di fiducia al solo scopo di danneggiarla;

7. Exclusion: esclusione deliberata di una persona da un gruppo online allo scopo di suscitare in essa un sentimento di emarginazione;

8. Happy slapping: diffusione online di materiale video in cui la vittima viene picchiata da uno o più aggressori. Le immagini, pubblicate su Internet, possono assumere un carattere di diffusione virale, aprendo discussioni e alimentando così la condivisione in rete.

PERCHÉ IL CYBERBULLISMO colpisce così duramente le sue vittime?

Con Internet, telefonino e altre tecnologie il cyberbullismo può colpire in ogni momento della giornata, OVUNQUE E A LUNGO: anche casa propria può non essere un rifugio sicuro. Gli atti di cyberbullismo possono avvenire di fronte a una PLATEA potenzialmente infinita. Se viene pubblicato qualcosa su internet, chiunque e in qualunque parte del mondo potrebbe vederlo; se si diffondono attraverso chat foto o altri messaggi, chiunque può farlo a propria volta senza controllo. Chi agisce il cyberbullismo, pensando di rimanere anonimo, spesso è ancor più CRUDELE E AGGRESSIVO. Spesso gli adulti di riferimento, che solitamente non hanno accesso alla comunicazione in rete dei ragazzi, rimangono a lungo ALL’OSCURO di questi episodi facendo mancare il loro supporto o intervento.

TRAPPOLE ONLINE: l’importanza di operare delle giuste scelte

Le trappole online rappresentano le ragioni che fanno sì che i ragazzi possano compiere delle cattive scelte nel cyberspazio. Alcuni esempi sono:

• Non puoi vedermi: l’anonimato elimina la preoccupazione legata all’essere scoperti e quindi di subire disapprovazione e/o punizione;

• Non posso vederti: la mancanza di un feedback tangibile circa le conseguenze delle proprie azioni online sugli altri interferisce con le capacità empatiche e con il riconoscimento che tali azioni causano sofferenza alle vittime.

• Chi sono io? (esplorazione dell’identità): sempre più spesso gli adolescenti si servono dei loro profili sui social network quale mezzo per esplorare la loro emergente identità. Questo può condurre alla pubblicazione online di materiali non appropriati;

• Sono sexy? (maturazione sessuale): in una cultura che promuove una sessualità provocante, gli adolescenti sempre più spesso esplorano la loro sessualità online. Questo potrebbe portarli ad imitare le immagini provocanti, che sempre più sovente caratterizzano la pubblicità e i media;

• Tutti lo fanno (norme sociali online): l’azione combinata di fattori che portano ad una maggiore disinibizione quando si è online e la tendenza degli adolescenti ad agire “in branco” può portare a delle norme sociali online che promuovono un comportamento irresponsabile;

• Se posso, dovrebbe essere ok: Spesso si pensa che la facilità di un’azione legittimi la stessa;

• Alla ricerca dell’amore: Gli adolescenti che “cercano l’amore” online potrebbero comportarsi in modi da attirare pericolose attenzioni;

• Quanto lontano posso andare? (messa in atto di comportamenti a rischio): gli adolescenti spesso mettono in atto comportamenti a rischio al fine di imparare quali sono i limiti delle loro azioni. Impegnarsi in comportamenti a rischio online potrebbe rappresentare un modo più sano di correre rischi rispetto all’impegnarsi in comportamenti a rischio nel mondo reale.

FORMARE GLI ADULTI di riferimento

Per poter dare un esempio positivo ai ragazzi è necessario che i genitori e gli adulti di riferimento siano i primi a utilizzare un linguaggio NON OFFENSIVO E RISPETTOSO dell’altra persona. Fa parte del ruolo di genitore guidare e sostenere i propri figli, incoraggiandoli ad affrontare le difficoltà del percorso di crescita, imparando a riconoscere i loro bisogni affettivi. Questo implica dedicare loro tempo e attenzione. Come genitori, essere informati su un fenomeno così diffuso e “subdolo” come quello del cyberbullismo è fondamentale, sia per poterlo prevenire, sia per capire come eventualmente farvi fronte in modo efficace. Ricordate quanto sia importante l’esempio: usare modi aggressivi, vessatori e sprezzanti su chat e social nei confronti di altri adulti non fa che legittimare gli stessi comportamenti tra ragazzi. È fondamentale costruire con i propri figli una comunicazione improntata alla FIDUCIA, mostrando interesse a come utilizzano i media e discutendone con loro con curiosità e disponibilità. È importante non minimizzare come possono essersi sentiti di fronte a prevaricazioni o derisioni, prendendo in seria considerazione paure e sentimenti cercando, piuttosto, di capire cosa sia successo.

POSSIBILI CAMPANELLI d’allarme

Secondo alcune ricerche (EU Kids Online), il 56% dei genitori di minori che hanno subito atti di cyberbullismo non è consapevole di quanto accaduto ai propri figli. Inoltre, solo un ragazzo su due che ha subito atti di questo tipo ha deciso di avvisare i propri genitori (TELEFONO AZZURRO E DOXAKIDS).

MIO FIGLIO O MIA FIGLIA POTREBBE ESSERE UNA VITTIMA?

• Mio figlio si comporta in modo diverso da prima con gli amici, a scuola, o in altri luoghi di SOCIALIZZAZIONE (non vuol più andare a scuola, non invita mai gli amici a casa, non va alle feste o non frequenta più il gruppo sportivo);

• Non usa più volentieri computer, telefonini e altre TECNOLOGIE PER COMUNICARE con gli altri e li tiene spesso nascosti;

• Lo vedo particolarmente STRESSATO ogni volta che riceve un messaggio in chat;

• Tende ad avere POCA AUTOSTIMA, è spesso triste e inattivo, ha iniziato ad avere problemi nel sonno e nell’alimentazione. SE È UNA VITTIMA cosa consigliare a mio figlio o mia figlia?

Se dai racconti di tuo figlio o da quello che hai visto capisci che è VITTIMA DI CYBERBULLISMO puoi suggerirgli di:

• NON RISPONDERE alle provocazioni del cyberbullo.

• È possibile SEGNALARE e BLOCCARE immagini o contenuti sul proprio conto impropriamente diffusi. Infatti, la NUOVA LEGGE SUL CYBERBULLISMO prevede che ciascun minorenne che abbia più di quattordici anni, nonché ciascun genitore o soggetto esercente la responsabilità genitoriale, che ha subito un atto di cyberbullismo, può chiedere al gestore del sito Internet o del social media la rimozione o il blocco di qualsiasi altro dato personale del minorenne diffuso nella rete Internet;

• Tenere sempre TRACCIA di quanto è successo. Anche se può essere doloroso o sgradevole è importante salvare sul computer il materiale che può costituire una prova (per esempio SCREENSHOT, CONVERSAZIONI in chat e IMMAGINI). Molte delle azioni del cyberbullismo sono perseguibili dalla legge ed è importante poter dimostrare l’accaduto;

• Quando è pertinente, coinvolgere l’ISTITUZIONE SCOLASTICA, ad esempio nella figura dell’insegnante referente per il bullismo che la nuova legge ha obbligatoriamente introdotto per tutte le scuole.

MIO FIGLIO O MIA FIGLIA POTREBBE ESSERE UN BULLO?

• Trascorre molto tempo in chat o in internet per INTERAGIRE con i coetanei;

• Tende a essere SVALUTANTE e ALTEZZOSO nei confronti di compagni ma anche di insegnanti e altri adulti in genere;

• È spesso IMPULSIVO e AGGRESSIVO, mostrando difficoltà nei rapporti interpersonali;

• Fa molta fatica a rispettare REGOLE e DIVIETI: i no non vengono mai accettati;

• Mostra INDIFFERENZA e scarsa comprensione verso i sentimenti degli altri.

 

SE È UN BULLO O CYBERBULLO cosa consigliare a mio figlio o mia figlia?

Se tuo figlio è accusato di agire atti di BULLISMO o CYBERBULLISMO o se sai che certi fatti avvengono nella sua rete relazionale:

• È importante capire come si sente e cosa gli succede, ascoltare il suo malessere, ma allo stesso tempo non giustificare le sue condotte. Va aiutato, piuttosto, a COMPRENDERE come il proprio comportamento possa aver FERITO e DANNEGGIATO qualcuno;

• Confrontati periodicamente con lui/lei sul DISVALORE DELLE PREPOTENZE reali e on line e comunicagli che ti aspetti che si comporti correttamente quando naviga in internet o utilizza lo smartphone;

• Suggeriscigli di NON RISPONDERE ai messaggi offensivi on line perché così diventa anche lui un cyberbullo.

Un FENOMENO in ALLARMANTE CRESCITA

Non serve essere grandi “navigatori” nella rete per trovare filmati di insulti, di professori umiliati anche con atti osceni, di portatori di handicap picchiati, di ragazze riprese in bagno, fatti da studenti che si divertono un mondo a mettere in difficoltà persone indifese o ignare di riprese che violano la loro privacy. In particolare le tendenze che maggiormente si stanno diffondendo in ambiente scolastico riguardano il bullismo omofobico. Inoltre si può dire che tali atti non risultano appannaggio solo della popolazione scolastica maschile, ma si nota la tendenza da parte delle ragazze ad assimilare molti comportamenti violenti. I recenti casi di cronaca hanno evidenziato una diffusione crescente di atti che vengono denominati di cyberbullismo tra i giovanissimi. Secondo una ricerca condotta da Save The Children tre ragazzi su dieci sono testimoni di comportamenti violenti in rete e il 72% degli adolescenti vede il cyberbullismo come il fenomeno sociale più pericoloso del momento. Il numero delle vittime di comportamenti violenti e minacciosi sui social network, via mail o altro, sarebbe in forte aumento. Spesso questi ragazzi vengono presi di mira per futili motivi, l’aspetto fisico, il presunto orientamento sessuale, le relazioni sentimentali, il modo di vestire e di pensare diverso dal branco. Le conseguenze di queste prese in giro ripetute e pubbliche sono gravissime: isolamento (secondo il 65 per cento dei giovani intervistati), rifiuto della scuola (50 per cento), depressione (48 per cento). Oggi il 34% del bullismo è online, in chat, sui social network, complice anche l’anonimato e l’apparente sicurezza di potersi nascondere dietro allo schermo del pc. La risonanza che ha il web è implacabile: le foto, i messaggi di chat o gli sms possono essere visti da tutti, stigmatizzando la vittima, marchiandola e umiliandola.

REATI CONNESSI AGLI EPISODI DI CYBERBULLISMO

●Diffamazione per mezzo di internet: quando si offende la reputazione altrui attraverso un contenuto sul web (sui social, sulle chat o su qualsiasi sito internet). Anche la condivisione di post offensivi può integrare una fattispecie di reato. Integra il reato anche la pubblicazione di foto imbarazzanti.

IMPORTANTE: Il consenso a scattare una fotografia non equivale al consenso a pubblicarla (anche se non è sempre facile individuare se e in quali canali una foto è stata pubblicata e diffusa);

●Sostituzione di persona: quando si finge di essere qualcun altro sul web inducendo in errore i terzi, ad esempio creando un falso profilo social (fake) o aprendo e utilizzando un account e-mail sotto falso nome;

●Trattamento illecito dei dati personali: quando vengono diffusi su internet dati personali di un’altra persona (pubblicare sue foto o video, condividere il suo numero di telefono o indirizzo mail…) senza il suo consenso, recandole un danno;

●Detenzione e diffusione di materiale pedopornografico: quando si custodiscono o condividono foto o video a sfondo sessuale di ragazzi o ragazze minorenni e si è consapevole della minore età della persona ritratta;

●Furto d’identità: quando ci si impossessa dei dati personali di un’altra persona senza averne il permesso e a sua insaputa (profili rubati).

È possibile fare ricorso all’autorità per una tutela penale, che per i fatti di cyberbullismo è differenziata a seconda delle condotte. Le pene sono così varie, andando da 6 mesi a 5 anni per un maggiorenne e 6 mesi per un minorenne (o 516 euro di ammenda). A ciò si somma un eventuale risarcimento in sede civile.

LA RISPOSTA DELLO STATO: La Legge 71/2017

La legge 71/2017 per la prevenzione ed il contrasto del fenomeno del cyberbullismo, è entrata in vigore il 18 giugno 2017.

Essa prevede che il minore vittima di cyberbullismo (se ha più di 14 anni; altrimenti i genitori per suo conto) può chiedere al gestore del sito internet o del social media o al titolare del trattamento di oscurare, rimuovere o bloccare icontenuti diffusi in Rete oggetto della pratica. Se non si provvede entro 48 ore, l'interessato può rivolgersi al Garante della privacy che interviene direttamente entro le successive 48 ore chiedendo questo intervento. La vittima e i genitori possono scegliere la via amministrativa per affrontare il problema, proprio come si fa con lo stalking. Invece di sporgere denuncia e querela, chiedere esporre i fatti all’autorità di pubblica sicurezza avanzando allo stesso tempo richiesta di ammonimento al questore, nei confronti dell’autore dell’atto di cyberbullismo. Si può fare se questo ha più di 14 anni. Il questore valuta il caso e può decidere di convocare quest’ultimo per ammonirlo, paventando conseguenze più gravi in caso di reiterazione. Al compimento della sua maggiore età, dell’ammonimento non resta più traccia (si “estingue”).

PREVENIRE IL CYBERBULLISMO

Come è stato riportato, il cyberbullismo sta diventando una questione di crescente preoccupazione. Per fortuna, è stato portato alla consapevolezza del pubblico e ci sono una serie di misure che possono essere adottate per prevenire il suo verificarsi. Il ruolo di un genitore è quello di essere in sintonia con le emozioni e i pensieri del figlio, notando se il ragazzo è depresso o agisce in modo strano. Se tuo figlio ti dice di essere vittima di bullismo online o a scuola, allora puoi considerarti abbastanza fortunato. La maggior parte degli adolescenti e dei bambini non lo ammette mai ai propri genitori e le statistiche mostrano che se lo dicono a qualcuno, è più probabile che siano amici o fratelli. In genere i maschi si confidano meno con qualcuno. C’è un gran numero di ragioni per cui la persona agisce nel modo in cui agisce al di là del cyberbullismo. Il primo passo è sempre l'identificazione del problema. Prima l'attività viene identificata e sottoposta a controllo, meglio è. Potrebbe essere necessario chiedere direttamente con tuo figlio se è vittima di bullismo oppureparlare con l’insegnante, il quale ha la responsabilità di segnalare questi episodi a scuola e quali sono le cause scatenanti. A seconda dell'età del ragazzo, la migliore misura preventiva potrebbe essere quella di limitare il più possibile la tecnologia. Una quantità crescente di indagini suggerisce di limitare ai bambini di età inferiore ai 7 anni un accesso troppo ampio a nessun tipo di dispositivo tecnologico. Il fatto è che questi dispositivi aumentano le possibilità di cyberbullismo e il mondo online non è un posto semplice per il quale il bambino è pronto. Inoltre, ci potrebbero essere molteplici conseguenze negative per la salute dei ragazzi che usano questi tipi di dispositivi tecnologici per lunghi periodi di tempo. A causa dellavelocità con cui la tecnologia e i dispositivi digitali stanno progredendo, non sono stati condotti studi sufficienti per appurare le reali conseguenze alla continua esposizione a smartphone, WiFi, iPad e altri tipi di tecnologia.

Un'alternativa alla blocco totale dei dispositivi consiste nel limitare i siti che possono essere visualizzati. Può essere fatto a livello dell’Internet Service Provider, vincolando tutti i dispositivi che utilizzano la tua rete domestica a seguire le regole restrittive impostate. Questo è simile a ciò che accade nelle aziende che hanno elenchi di siti consentiti e regole relative al download di determinati file e applicazioni. Se acquisti uno smartphone per tuo figlio, è possibile scaricare sul telefono una serie di applicazioni per il controllo genitori. Keepers è un'applicazione che notifica ai genitori messaggi sospetti o dannosi e permette di includere anche un dispositivo di localizzazione per mostrare la posizione del bambino in tempo reale. In realtà è molto facile mettere in atto controlli per impedire ai bambini di accedere a determinati siti.

Ci sono pochi ostacoli tecnici. Questi controlli includono:

● Uso dei parental controls sulle console per videogiochi. I giocatori spesso parlano e si scambiano messaggi. Crea un account per tuo figlio, limitando chi può parlare e monitora il contenuto su determinati giochi;

● Acquisire dimestichezza con i parental controls di tutti i siti di social media, tra cui Twitter, Facebook e Instagram;

● Insegnare ai tuoi figli come funzionano questi controlli. È facile bloccare altre persone su siti di social media, console per videogiochi e persino telefonate. Se tuo figlio si sente vittima di bullismo online, digli di bloccare semplicemente quella persona. Anche gli indirizzi e-mail possono essere bloccati. Se qualcuno ha violato l'account di tuo figlio e fa finta di essere online, puoi cambiare la password o contattare il sito stesso e segnalare il comportamento. I siti più riconosciuti sono di aiuto quando si tratta di problemi di sicurezza.

Oltre che per il cyberbullismo, può essere una buona idea impostare linee guida da seguire in generale quando si utilizza la tecnologia. Queste potrebbero includere informazioni sulla memorizzazione delle password, fare attenzione da chi si viene contattati, rifiutare richieste di amicizia da estranei, non utilizzare il telefono a tarda notte, non utilizzare il telefono durante la guida o mentre si svolgono altre attività e non dare i propri dati (indirizzi email, data di nascita o nomi) online o offline. È anche una buona idea dare l’esempio ai propri ragazzi; questo perché spesso prendono spunto dai loro genitori e seguono il loro esempio. Potrebbero seguire queste abitudini per il resto della loro vita, quindi è bene seguire le migliori pratiche fin da subito per prevenire eventuali incidenti. Uno dei modi migliori per garantire la protezione online è utilizzare una rete privata virtuale di alta qualità (VPN). Queste VPN sono molto facili da configurare e abbastanza economiche. Quello che fanno ècrittografare il traffico di rete, così da non permettere agli hacker di spiare il ragazzo o lo studente quando sono online. Inoltre, nascondono le informazioni dagli ISP in modo che i dati non vengano raccolti e venduti da entità commerciali, e dai siti che tentano di raccogliere dati su tutte le attività online.

Attualmente esiste una vasta gamma di opzioni VPN disponibili per i clienti e tutte comprendono impostazioni configurabili per ottenere la massima protezione. Insegnare a un bambino come usare una VPN è probabilmente una delle cose migliori che si possono fare per fargli prendere familiarità con la sicurezza online ed è una tecnologia che li aiuterà negli anni a venire. È stato identificato dagli esperti di sicurezza come una delle migliori tecniche in materia di sicurezza online e anonimato. Esempi di buone VPN sono IP Vanish, Express VPN e Nord VPN e altro ancora.

Conclusioni

Il cyberbullismo è un fenomeno sociale che si sta imponendo come manifestazione tipica della criminalità minorile. Data la difficoltà e, spesso, la poca efficacia, della repressione per mezzo della giustizia penale, è necessaria un’opera di sensibilizzazione dei minori a livello scolastico. Risulta altresì necessario che le vittime possano essere sostenute nella denuncia dei fatti, non tanto per la sanzione dei responsabili, quanto piuttosto per far cessare le condotte che, usualmente, possono aggravarsi per la mancanza di controllo.


Marika Cangiano