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Omicidio di Carinaro: il commento di Luigi Cangiano PDF Stampa E-mail

CARINARO. All’indomani dell’ennesimo omicidio di camorra a voler rendere la sua testimonianza è Luigi Cangiano, nato e cresciuto a Carinaro e presidente di STOP CAMORRA che ha sede proprio a Carinaro e, che quindi più di ogni altro ha cognizione di causa.

Il barbaro omicidio di Salvatore Ricciardi, un uomo dei clan ma comunque un uomo, desta in me sconcerto e raccapriccio. Ammazzare un uomo in questo modo brutale è distruttivo anche per chi ha  commesso questo squallido gesto, che in un modo o nell’altro prima o poi dovrà pagare per quanto ha compiuto nei confronti del misero corpo di un suo fratello.

Salvatore Ricciardi era stato arrestato pochi mesi fa insieme a Ciro Ruffo, il quale subito dopo l’arresto aveva deciso di collaborare con la giustizia ma poi nello scorso mese di dicembre fu ritrovato morto nel carcere di Alessandria, per un assai sospetto suicidio, sul quale probabilmente è giunto il momento di indagare più approfonditamente.

Voglio parlare proprio di Ciro Ruffo, un mio coetaneo con il quale a dodici, tredici anni giocavo spesso a pallone. Ciro giocava bene, magari con qualcuno vicino che l’avesse aiutato, avrebbe potuto avere una carriera nel mondo del calcio, ma così non è stato perché, purtroppo, la nostra terra offre poco, soprattutto, a chi non ha niente da dare in cambio e Ciro non aveva sicuramente niente. In questa terra finire nelle mani dei clan è facile ed una volta che ci sei finito le vie d’uscita sono tutte chiuse e la morte arriva presto a cancellare la tua misera esistenza.

Questo una classe politica ed economica arraffona, spregiudicata e infame non arriva proprio a capirlo. Senza coraggio non andremo mai da nessuna parte, continueremo a subire queste morti assurde, vedremo altri “idealisti” crepare come è avvenuto per don Peppe Diana o Federico Del Prete, altri giovani cadranno nelle mani dei clan e faranno il lavoro sporco, uccideranno, sporcheranno le strade con il sangue dei loro fratelli e poi con il loro. Questa mattanza deve finire!

Stop Camorra chiede all’On.le Zinzi ed all’On.le Stellato di fare proprie queste nostre parole e di cercare con la prossima amministrazione provinciale, di riportare nelle nostre terre onestà e giustizia. Bisogna avere coraggio, bisogna cacciare a pedate i politici corrotti e il mondo imprenditoriale corrotto e portare sviluppo vero e certezze per tanti giovani che altrimenti continueranno ad ammazzare unicamente per soldi. La vita di un uomo vale molto poco dalle nostre parti! Questo il Governo nazionale lo deve sapere e deve porre rimedio, dandoci maggiore giustizia, maggiore legalità e portando sviluppo vero e condiviso per tutti i componenti della comunità e non sviluppo posticcio che vada ulteriormente ad ingrassare solo approfittatori e camorristi!

Ultimo aggiornamento Mercoledì 07 Aprile 2010 12:53
 
Scarcerato Sergio Orsi PDF Stampa E-mail
E’ stato scarcerato dal Tribunale del Riesame di Napoli Sergio Orsi, imprenditore di Casal di Principe del consorzio di rifiuti 'Eco 4', accusato di collusione con la camorra. Era stato arrestato per associazione mafiosa e altri reati connessi e rinchiuso in isolamento nel carcere di Rebibbia. Il suo avvocato, Mario Griffo, aveva presentato ricorso al riesame nel mese di gennaio, ma il Tribunale napoletano aveva emesso nuovamente la misura cautelare nei confronti di Orsi. Dopo un ricorso in Cassazione, che aveva deciso per un nuovo invio degli atti a Napoli, il Riesame ha stabilito per l'imprenditore la liberazione. Il fratello di Sergio Orsi, Michele, era stato ucciso nel giugno del 2008 dai killer del gruppo di Giuseppe Setola, legato al clan dei Casalesi. Stando alle dichiarazioni del collaboratore di giustizia, Oreste Spagnuolo, Sergio Orsi, dopo l'uccisione del fratello a Casal di Principe, si sarebbe avvicinato al clan per pagare la tangente che la camorra gli avrebbe chiesto. Altre inchieste legate al ciclo illegale dei rifiuti avevano coinvolto l'impresa gestita dai due fratelli. Il legale di Orsi aveva chiesto la scarcerazione del suo assistito per mancanza di pericolosità. In nottata l'imprenditore è uscito dal carcere.

Ultimo aggiornamento Venerdì 09 Aprile 2010 05:22
 
Distruggiamo la camorra in provincia di Caserta PDF Stampa E-mail

 

REGOLE ANTICAMORRISTICHE ED ANTICORRUTTIVE

Secondo noi di STOP CAMORRA, prima di spendere anche un solo euro in provincia di Caserta si debbono scrivere, tutti insieme, delle regole auree anticamorristiche ed anticorruttive, regole che diano certezza sulla cacciata dei camorristi dagli affari e che restringendo il campo d’azione dell’ammistrazione e garantendone allo stesso tempo la sua perfetta trasparenza diano fiducia ai privati di investire sul nostro territorio.

 

 

RICHIEDERE L’INTERVENTO DEL GOVERNO NAZIONALE

Allo stesso tempo la prossima amministrazione provinciale dovrà chiedere con forza e ripetutamente al Governo Nazionale di fare una lotta senza quartiere contro i clan e contro la politica corrotta, spronando la Magistratura e le Forze dell’Ordine a compiere con sempre maggiore impegno il loro lavoro.

 

 

UN OSSERVATORIO PROVINCIALE SULLA LEGALITA’

La provincia dovrebbe, a nostro modo di vedere, costituire un osservatorio sulla legalità, al quale dovrebbero essere chiamati a far parte gli esponenti della società civile impegnati nella lotta contro la camorra, la corruzione e le illegalità in genere. Tale osservatorio dovrebbe rilevare tutte le problematiche di illegalità pubblica, dandone alla cittadinanza una dettagliata informazione a mezzo di un apposito sito internet provinciale che sia in continuo aggiornamento

Ultimo aggiornamento Mercoledì 07 Aprile 2010 12:52
 
Claudio Martelli dice che avrebbe denunciato trattative con "Cosa Nostra" PDF Stampa E-mail

CLAUDIO MARTELLI - PROCESSO MORI: Claudio Martelli, ex ministro della Giustizia (1991-1993) ha deposto al processo al generale dell'Arma Mori. Sulla presunta trattativa tra lo Stato e la Mafia ha dichiarato: «Non credo che i carabinieri del Ros abbiano trattato con la mafia; penso solo che si siano avventurati nel terreno scivoloso di un'ipotetica collaborazione con la giustizia di Vito Ciancimino per evitare le stragi e arrivare alla cattura dei latitanti. Non ho mai pensato che Mori e De Donno fossero dei felloni, ma che agissero di testa loro. Che avessero una sorta di presunzione o orgoglio esagerato. Sono convinto che lo scopo del Ros, fermare le stragi, fosse virtuoso ma che il metodo usato, contattare Ciancimino senza informare l'autorità giudiziaria, fosse inaccettabile. Se avessi avuto sentore che c'era una trattativa in corso tra pezzi dello Stato e la mafia avrei fatto l'inferno. Invece l'iniziativa del Ros finalizzata a contattare Vito Ciancimino mi parve solo un atto di insubordinazione, quindi trattai la questione riferendone alle persone competenti come l'ex capo della Dia e l'allora ministro dell'Interno».  Sull'arresto di Riina: «Il generale dei carabinieri Francesco Delfino, nell'estate del '92, vedendomi preoccupato, mi disse che dovevo stare tranquillo perchè mi avrebbero fatto un bel regalo di Natale e aggiunse che Riina me lo avrebbero portato loro. Lì per lì mi parve solo un auspicio». L'arresto, invece, arrivò davvero e proprio ad opera dei carabinieri del Ros il 15 gennaio 1993.

 

 

Ultimo aggiornamento Venerdì 09 Aprile 2010 05:28
 
Una task force contro l'economia corrotta PDF Stampa E-mail

 

Serve un impegno concreto per abbattere gli imprenditori corrotti dal fenomeno malavitoso e allo stesso tempo per distruggere sul nascere quelle imprese che sorgono unicamente per creare danni al sistema economico e fiscale, ci riferiamo ad imprese “fantasma” che vengono poste unicamente per far debiti e fallire, ovvero, per pagare meno tasse o ancora per intascare unicamente contributi pubblici per fantomatiche imprese mai poste realmente in essere.

Da questo punto di vista occorrerebbero maggiori controlli e riscontri da parte della Guardia di Finanza, su quanto dichiarato dagli imprenditori in sede di iscrizione al Registro delle Imprese della Camera di Commercio. Molto spesso sono lampanti casi di “teste di legno” alle quali vengono date responsabilità amministrative (giovani donne straniere o ottantenni/novantenni posti a capo di imprese anche di rilevanti dimensioni).

Questo genere di operazioni possono nascondere a volte solo problematiche di natura fiscale, ma molto spesso è il metodo più semplice per poter godere di candidi certificati antimafia, con i quali partecipare e vincere appalti pubblici.

La Provincia di Caserta potrebbe farsi promotrice della costituzione di una task force contro questo fenomeno dilagante nel nostro territorio.

Ultimo aggiornamento Mercoledì 07 Aprile 2010 12:43
 
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