Home Notizie
Notizie
Ferragni: "beneficenza" o "truffa"? PDF Stampa E-mail
Scritto da Luigi Cangiano   
Mercoledì 10 Gennaio 2024 07:42

Chiara Ferragni, una famosa influencer italiana, è stata recentemente indagata per truffa aggravata dalla Procura di Milano 1Secondo le indagini, le email tra la società di Chiara Ferragni e Balocco sarebbero al centro delle indagini della Procura di Milano 1Il caso riguarda il pandoro Balocco, prodotto dall’azienda piemontese Balocco, che avrebbe fatto scattare l’indagine per truffa 1.

Le indagini sono ancora in corso e non si sa ancora quale sarà l’esito finale. Tuttavia, se le accuse di truffa dovessero essere confermate, Chiara Ferragni potrebbe essere punita con la reclusione da sei mesi a tre anni e con la multa da euro 51 a euro 1.032 2.

Speriamo che la verità venga presto a galla e che la giustizia sia fatta.

1: Fanpage.it. (2024, January 10). Cosa svelano le email tra Chiara Ferragni e la Balocco e perché hanno fatto scattare l’indagine per truffa. https://www.fanpage.it/milano/cosa-svelano-le-email-tra-chiara-ferragni-e-la-balocco-e-perche-hanno-fatto-scattare-lindagine-per-truffa/ 2: ANSA. (2024, January 9). Chiara Ferragni, cos’è il reato di truffa aggravata e cosa rischia adesso che è indagata? DonnaPOP. https://www.donnapop.it/2024/01/09/chiara-ferragni-reato-truffa-aggravata-cosa-rischia/

 
Colate di cemento in vista... PDF Stampa E-mail
Scritto da Luigi Cangiano   
Mercoledì 02 Giugno 2021 06:32

Ci è giunta voce che si approssimano prossime colate di cemento per la costruzione di migliaia di appartamenti e villette a schiera, zona agro-aversano, no ad Aversa poco, oramai li le terre sono quasi tutte finite, ma nei paesi limitrofi, già diventati veri e propri capannonifici, si approssima anche la costruzione di appartamenti e villette di nuova costruzione.

Non ci sta nulla da fare, il Governo può buttarci quanti soldi vuole nei superbonus al 110% per far ristrutturare le case che già ci sono e che già basterebbero per molti più di tutti noi.

Quando hai la possibilità di costruire su di un terreno fatto diventare per magia da agricolo ad edificabile, nottetempo ricevendo bei contraccambi, il marcio che è sempre presente nel nostro vituperato agro esce sempre fuori...

Gli appetiti sui piani regolatori, i puc e tutto ciò che genera ricchezza versando la bustarella giusta al corrotto di turno sono troppo forti e nelle nostre terre sono sinonimo di CAMORRA!

Caro Governo non mettere i bonus al 110% o se li metti, fai anche un'altra Legge che imponga quanto segue: i terreni vergini sono tutti inedificabili ovunque essi si trovino e qualsiasi certificazione urbanistica abbiano.

Basta spreco di terreni, per la costruzione di appartamenti e villette e basta pure capannoni… ne abbiamo veramente le tasche piene!

Cittadini dell'agro-aversano siete avvisati, non fatevi calpestare dai soliti "costruttori".

Ultimo aggiornamento Lunedì 07 Giugno 2021 05:51
 
Donne boss e donne vittime: il ruolo svolto dalle donne all’interno dei clan camorristici PDF Stampa E-mail
Scritto da Marika Cangiano   
Giovedì 27 Maggio 2021 16:14

Donne boss e donne vittime: il ruolo svolto dalle donne all’interno dei clan camorristici

Le donne di camorra hanno scritto pagine importanti della storia della malavita organizzata

napoletana: molte volte sono state più spietate degli omologhi maschili, altre invece sono state vere e

proprie "vittime" del sistema camorrista.

Genesi della camorra

Non c'è accordo tra gli studiosi sull'etimologia del termine "camorra". Tuttavia la tesi più

accreditata sostiene che "camorra" derivi dalla voce mediterranea "morra", intesa come

"confusione", "rissa", "gioco" molto popolare a Napoli. La Camorra è l'organizzazione

mafiosa nata in Campania, in particolare a Napoli. A differenza delle altre mafie italiane, essa

trae le sue origini nel contesto urbano, tra gli strati popolari della popolazione. La mafia

campana ha una struttura pulviscolare composta di gruppi differenti i quali nascono o per lo

sviluppo di gruppi criminali minori o per scissioni che intervengono in clan preesistenti. Le

aggregazioni, le scissioni e le ri-aggregazioni di gruppi criminali sono particolarmente

frequenti. Nella mondo della Camorra, a differenza di Cosa Nostra e della 'Ndrangheta, non

esiste una struttura gerarchica superiore in grado di mediare e di ridurre o impedire la

conflittualità tra i diversi gruppi delinquenziali. Questa è una delle ragioni per la quale il

tasso di conflittualità tra gruppi camorristici è particolarmente elevato. Le principali attività

della camorra sono il traffico di droga, il racket, la contraffazione e il riciclaggio di denaro.

Inoltre, non è insolito che i clan della Camorra si infiltrino nella politica delle loro rispettive

aree. Secondo il procuratore di Napoli Giovanni Melillo, durante un discorso del 2019 della

Commissione parlamentare antimafia, le forze di polizia sono concentrate sui due principali

cartelli cittadini, il clan Mazzarella e l'Alleanza di Secondigliano. Quest'ultima è un'alleanza

dei clan Licciardi, Contini e Mallardo.

La situazione corrente

Grande risalto ha avuto negli anni 2004 e 2005 la cosiddetta faida di Scampia, una guerra

scoppiata all'interno del clan Di Lauro quando alcuni affiliati decisero di mettersi in proprio

nella gestione degli stupefacenti, rivendicando così una propria autonomia e negando di fatto

gli introiti al clan Di Lauro, del boss Paolo Di Lauro, detto Ciruzzo 'o Milionario. Ma questa

faida non è l'unica contesa tra clan sul territorio napoletano. Numerose sono le frizioni e gli

scontri tra le decine di gruppi che si contendono le aree di maggiore interesse. A cavallo tra il

2005 e il 2006 ha destato scalpore nella cittadinanza e tra le forze dell'ordine la cosiddetta

"faida della Sanità", una guerra di camorra scoppiata tra lo storico clan Misso del rione

Sanità e alcuni scissionisti capeggiati dal boss Salvatore Torino, vicino ai clan di

Secondigliano; una quindicina di morti e diversi feriti nel giro di due mesi. Forme di camorra

locale radicate sul territorio, sono presenti anche nella città di Salerno, principalmente nel

quartiere Mariconda, dove è presente lo spaccio di sostanze stupefacenti e nella omonima

provincia, specialmente nell'Agro nocerino sarnese (zona già teatro, nel corso degli anni '80,

di numerosi regolamenti di conti consequenziali alla faida tra Nuova Camorra Organizzata e

Nuova Famiglia e dove sono presenti vari clan camorristici), a Cava de' Tirreni, nella Valle

dell'Irno e nella Piana del Sele; in provincia di Avellino, dove agiscono piccoli gruppi dalle

contenute dimensioni e sono egemoni i clan Cava e Graziano di Quindici, per molto tempo

coinvolti in una cruenta faida che ha generato numerose vittime nell'area del Vallo di Lauro;

e nella provincia di Benevento, dove imperversano il clan Pagnozzi (presente anche in

provincia di Avellino, specialmente in Valle Caudina), rispetto al quale sono subalterni

piccoli gruppi minori, e il clan Sparandeo di Benevento, considerati egemoni nel Sannio.

Le donne di camorra

Le donne sono presenti da sempre nelle maglie delle organizzazioni criminali. Ciò è

particolarmente vero nel caso della camorra napoletana. Tuttavia, solo nell'ultimo ventennio

esse hanno acquisito una indubbia visibilità, rivelando un universo estremamente fluido e

diversificato. «Capesse», vedette, usuraie, trafficanti di droga e anche componenti di

gruppi di fuoco, spietate assassine, abili imprenditrici dell'illecito sono soltanto alcune delle

figure in cui si possono tradurre mogli, madri, sorelle e amanti di boss e gregari dei clan. Poi

ci sono le donne sfruttate dai clan e usate, per esempio, per trasportare droga, così come ci

sono quelle che si ribellano alla violenza e all'omertà che regolano i complessi equilibri delle

famiglie criminali. Né bisogna trascurare le donne vittime della camorra; inoltre, stanno

emergendo le prime collaboratrici di giustizia, infrangendo lo stereotipo diffuso che le donne

di camorra «non parlano». Insomma, gli indizi, le suggestioni ma anche le prime riflessioni

maturate negli studi recenti vanno nella stessa direzione: l'universo femminile della camorra

emerge con sempre maggiore evidenza e può produrre configurazioni diverse non solo nel

tempo, ma anche nello spazio a secondo se prende corpo nel centro della città o in periferia.

Antonella Madonna, è stata la prima donna di camorra a pentirsi. Aveva ventisei anni e

due figlie quando, in nome del marito, “comandava” ad Ercolano. Antonella, si racconta, era

molto di più di una moglie: era la sua confidente, custodiva i suoi segreti. Conosceva nel

dettaglio i suoi traffici, condivideva con lui le scelte tattiche, aveva chiaro il bilancio del

gruppo. Fu scontato che quando suo marito Natale Dantese fu arrestato, nel marzo del

2010, lo scettro passasse a lei. Due giorni dopo l’arresto del marito si presentò in una

concessionaria di via Benedetto Cozzolino e ritirò la macchina che Dantese aveva ordinato

prima di finire in carcere. “Adesso ci sono io”, disse. Con quel gesto iniziò la scalata ai

massimi vertici dell’organizzazione criminale del “Canalone”. In carcere, quando si recava

dal marito, prendeva ogni indicazione per poter portare avanti il suo compito così da non

perdere un colpo. Incaricò, sempre in voce del marito, tutte le spedizioni punitive, le

rappresaglie che si decidevano contro chi non si piegava alle logiche della camorra. Si disse

che “la sua fu una gestione perfetta, tale da evitare che l’impero del male dal marito

giungesse al declino”. Un contesto ideale per proseguire il potere fino a quando non iniziò a

desiderare un nuovo un uomo accanto a sé. Nel 2011, Dantese fu dichiarato “capo e

promotore” del sodalizio, un boss giovane ma carismatico, capace di far trapelare dal carcere

quelle notizie che i suoi uomini aspettavano: il ministero ne dispose il trasferimento al 41bis

perché le sbarre per lui non erano un ostacolo a delinquere. Fu quell’isolamento a “spingere”

Antonella nelle mani di un altro uomo. Potere e libertà surono tali da “favorire” il

tradimento. Di sera inventava scuse per fuggire da Ercolano a Terzigno dove raggiungeva un

hotel a ore diventato il suo nido d’amore che credeva al sicuro per sé e per il suo amante. I

fratelli di Dantese la tennero d’occhio e così, sulla scia dei suoi spostamenti, documentarono

il suo tradimento. La coppia su sorpresa a letto: ci fu un pestaggio. Antonella fu riportata ad

Ercolano: suo marito, in prigione, il mese successivo ricevette la visita di sua madre, la quale

lo informò che la moglie lo aveva “disonorato”. Ma Dantese conosceva bene la madre delle

sue figlie, conscio che fosse un pericolo per lui e per il clan, ordinò ai suoi fratelli di non

infierire, di lasciarla perdere, di non provocarla. La macchina della vendetta però si era già

messa in moto. Antonella fu umiliata, terrorizzata, privata delle sue figlie che furono portate

contro la sua volontà a casa della suocera. Per questo, probabilmente, decise per l’unica

strada che le restava e fece ciò che il marito temeva: si pentì. Da qual pentimento è stata

testimone in tre processi ed è stata minacciata di morte in due occasioni. Ma dai clan di

Ercolano sono arrivati altri pentiti: tutti contro di lei per un un tentativo di vendetta

acclarato, un vero e proprio accanimento utile e contrastare ciò che lei diceva ai magistrati.

In una delle udienze in cui è comparsa collegata in videoconferenza da una località protetta

dove vive con le figlie, è emerso che alcuni degli Ascione avevano scoperto il luogo in cui si

nascondeva ed erano pronti a fargliela pagare.

Un "impero" al femminile

In molte occasioni, le donne appartenenti alla camorra si sono rivelate più capaci e spietate

dei loro omologhi al maschile, riuscendo a reggere le redini del clan per molti anni, tenere a

bada i rivali e mantenere il potere a furia di estorsioni ed omicidi. Assunta Maresca, nata

nel 1935, viene notata da Pasquale Simonetti, detto Pascalone ‘e Nola, camorrista che

gestisce il mercato ortofrutticolo insieme ad Antonio Esposito, detto Totonno ‘e Pomigliano.

I due si sposano nel 1955 e dopo pochi mesi “Pupetta” rimane vedova: Simonetti viene ucciso

da un sicario. E lei, incinta di otto mesi, si vendica uccidendo Esposito, ritenuto il mandante.

Pupetta Maresca viene arrestata e rinchiusa nel carcere di Poggioreale, che all'epoca non è

solo maschile. Scarcerata dopo 10 anni, si lega ad Umberto Ammaturo, che negli anni '80

diventa uno dei principali narcotrafficanti dell'epoca; nel 1974 il figlio di lei, che si chiama

Pasquale come il padre e che ha ormai 18 anni, sparisce nel nulla: si pensò che fosse stato

ucciso per ordine di Ammaturo, anche se le successive indagini non lo dimostreranno mai.

Anna Terracciano, la “Masculona”, è la sorella di Salvatore ‘o Nirone, boss della zona delle

Chianche dei Quartieri Spagnoli di Napoli. Viene arrestata nel 2006 insieme a gran parte

della famiglia: braccio destro del fratello, bastava il suo nome nella zona a ridosso di piazza

Carità per incutere rispetto dettato dalla paura. Torna in libertà nel novembre 2017 e un

mese dopo viene arrestata di nuovo: l'accusa è di avere imposto a un commerciante di

licenziare tre dipendenti per assumere tre persone da lei segnalate. Cristina Pinto, negli

ambienti della malavita, la conoscevano col nomignolo di Nikita. Come la spietata sicaria

del film di Luc Besson, ma nella realtà: era una assassina al soldo dei clan del Rione Traiano.

Prima guardaspalle e poi compagna del boss Mario Perrella, è stata uno dei soldati nella

guerra contro i rivali del clan Puccinelli. Prende preso il comando del clan dopo l'arresto di

Perrella, la arrestano nel 1992. Lascia il carcere dopo 22 anni e prende le distanze da quel

mondo criminale. Non collaboratrice di giustizia, ma “dissociata”. Nel gennaio 2018 rimedia

una denuncia per una rissa tra sei persone, a cui aveva partecipato nonostante avesse una

gamba ingessata e le stampelle.

Martedì 25 Maggio, mamma coraggio uccisa a Napoli

Accusato di omicidio, prende la parola in aula, attacca i collaboratori di giustizia e minaccia il

pubblico ministero: "Se fossi Galasso o Alfieri[...]". È successo recentemente a Torre

Annunziata nella giornata di martedì 25 maggio, durante un delicato processo che vede

Francesco Tamarisco come imputato dell’omicidio di Matilde Sorrentino, madre coraggio

che denunciò i pedofili del rione Poverelli di Torre Annunziata come riportato dall’edizione

odierna del quotidiano Il Mattino. Francesco Tamarisco fu coinvolto anche nella vicenda dei

pedofili della scuola degli orrori del suo rione. Dopo la condanna in primo grado, arrivò

l’assoluzione in appello. Nel corso della testimonianza del pentito Aldo Del Lavale,

Tamarisco ha preso la parola dalla saletta del carcere da cui era collegato in videoconferenza.

Ha atteso qualche minuto dopo l’ammonimento della corte e poi ha rilasciato delle

dichiarazioni spontanee (non concordate con gli avvocati) relative per la maggior parte a

vicende che nulla hanno a che fare con il processo. Poi la minaccia al pubblico ministero. “Se

fossero imputati Pasquale Galasso o Carmine Alfieri qua ha detto Tamarisco allora sarebbe

diverso. Gliela facevo levare da dosso quella toga. Ma dato che io non sono Pasquale Galasso

né Carminuccio Alfieri, il dottor Filippelli fa ancora il Pubblico Ministero” ha detto

Tamarisco la cui frase, anche secondo i giudici della Corte d’Assise di Napoli, ha un chiaro

contenuto intimidatorio.

Riflessioni sulle donne impiegate nella camorra

Per capire il ruolo delle donne nella camorra basta leggere uno degli spunti tratti dal libro

Gomorra di Roberto Saviano: "...appena il padre scoppia a piangere tutte le donne della

famiglia iniziano ad urlare. Appena il capofamiglia smette tutte le donne riprendono il

silenzio." La camorra è un "sistema" inventato dagli uomini, un gioco tra maschi. Un gioco

nel quale le donne sono pegno, chiuse in casa, vittime e mute aguzzine. Sempre più spesso

però incluse e scaraventate in prima linea e allora anche più feroci degli uomini. Sostegni

silenziosi della continuità di quell'orrore, di padre in figlio, di marito in fratello, testimoni del

sangue, addestratrici di altre donne, vittime e aguzzine come loro. Sempre più spesso

sentiamo parlare di donne boss. Una situazione quasi inimmaginabile: una donna che esce

da casa con un coltello, che rapina. Donne che fanno sempre di più cose che una volta erano

prerogativa degli uomini. Spacciano droga, accoltellano, fanno le guappe e le dure ma sono

loro le vere vittime. Eppure fino a poco tempo fa nell'Italia del sud la situazione delle donne

era diversa. Non insorgevano contro gli uomini ma erano soltanto delle complici mute. Pur

sembrando esseri minori la forza femminile stava diventando protagonista. Quando gli

uomini venivano assassinati le donne, finalmente libere, personificavano l'indipendenza. Un

tempo vi erano delle regole non scritte che però tutti rispettavano: una era quella che

asseriva che la mafia (intesa come organizzazione criminale e quindi anche la camorra) era

una organizzazione patriarcale; l'altra che donne e bambini non dovevano essere uccisi.

Sembrerebbe che il boss Raffaele Cutolo andasse in giro con la moglie ed i figli proprio per

proteggersi. Ma i tempi sono cambiati ed anche le donne ed i bambini adesso vengono uccisi.

Le donne sono entrate nel mondo criminale e sono alla pari dell'uomo. Esistono diverse

categorie di donne: quelle che vivono nel lusso e nella brutalità; quelle che vogliono lottare

contro la camorra ed infine quelle che sono vittime della camorra per tutta la vita.

Marika Cangiano

 
IO NON SONO UNO SCHERZO: PROBLEMA DELLA DIFFUSIONE DEL CYBERBULLISMO NELLA SOCIETÀ ODIERNA PDF Stampa E-mail
Scritto da Marika Cangiano   
Mercoledì 26 Maggio 2021 17:35

IO NON SONO UNO SCHERZO:

PROBLEMA DELLA DIFFUSIONE

DEL CYBERBULLISMO NELLA

SOCIETÀ ODIERNA


Genesi e spiegazione del fenomeno che sta attaccando le nuove generazioni

Quante volte, specialmente in questi ultimi tempi, si è sentito parlare di cyberbullismo? Il termine “cyberbullismo” viene utilizzato per indicare una delle forme che può assumere il bullismo, e la sua evoluzione è legata all’avanzamento delle nuove tecnologie, viene cioè perpetrato attraverso i moderni mezzi di comunicazione. Il bullismo è un fenomeno ormai noto a scuola e viene definito come il reiterarsi di comportamenti e atteggiamenti diretti o indiretti volti a prevaricare un altro con l’intenzione di nuocere, con l’uso della forza fisica o della prevaricazione psicologica. La diffusione di questo fenomeno è garantita anche dalla nascita di manifestazioni contro il cyberbullismo. Ogni anno, il terzo venerdì del mese di giugno, si celebra la giornata internazionale dedicata al cyberbullismo, il Stop Cyberbullying Day. È un’occasione per dire “no” al cyberbullismo, una giornata in cui tutte le persone che odiano il bullismo e gli abusi online possono dimostrare il loro disprezzo e unirsi al movimento il cui obiettivo è opporsi a questo genere di abusi.

CHE COSA SI INTENDE PER CYBERBULLISMO?

Con questo termine si fa riferimento ad una forma di VIOLENZA e PREVARICAZIONE sociale, ripetuta nel tempo, agita da una persona o da un gruppo di persone più “potenti” nei confronti di un’altra, percepita come più“debole”; si differenzia dal bullismo perché avviene attraverso l’uso delle tecnologie digitali. I «CYBERBULLI» possono essere persone che la vittima ha conosciuto a scuola, nei gruppi sportivi o tra coetanei, ma può anche essere qualcuno conosciuto in internet, attraverso social network o giochi online, e potrebbe anche nascondersi dietro profili falsi (fake) o anonimi. Il cyberbullismo, così come il bullismo, viene definito un fenomeno “SOCIALE”, cioè avviene in un contesto di relazione che coinvolge non solo chi agisce e subisce certe prevaricazioni e prepotenze, ma anche una “platea” di altre persone; queste, nel momento in cui “assistono” a tali fatti ne diventano, in qualche modo, compartecipi.

QUALCHE ESEMPIO di cyberbullismo?

Sulla base delle differenti modalità in cui avviene l’aggressione, sono state individuate 8 diverse categorie di cyberbullismo, tra cui:

1. Flaming: messaggi online violenti e volgari indirizzati con lo scopo di suscitare vere e proprie battaglie verbali, tra due o più soggetti, all’interno di forum, chatroom e gruppi online;

2. Harassment: messaggi offensivi e molesti inviati ripetutamente alla stessa persona. In questo caso la persona che riceve gli insulti rientra a tutti gli effetti nella categoria di vittima, perché indifesa e del tutto incapace di reagire alle molestie subite;

3. Cyberstalking: ripetuti tentativi di contatto che il molestatore tenta di instaurare con la sua vittima attraverso l’utilizzo dei media digitali;

4. Denigration: diffusione, da parte del molestatore, di pettegolezzi, calunnie e offese all’interno di comunità virtuali allo scopo di danneggiare la reputazione della vittima;

5. Impersonation: vera e propria sostituzione di persona che consiste nel violare l’identità virtuale della vittima con l’obiettivo di darle una cattiva immagine e danneggiarne la reputazione;

6. Outing and Trickery: pubblicazione e diffusione di informazioni riservate e/o imbarazzanti estorte alla vittima con l’inganno, dopo aver instaurato con lei un clima di fiducia al solo scopo di danneggiarla;

7. Exclusion: esclusione deliberata di una persona da un gruppo online allo scopo di suscitare in essa un sentimento di emarginazione;

8. Happy slapping: diffusione online di materiale video in cui la vittima viene picchiata da uno o più aggressori. Le immagini, pubblicate su Internet, possono assumere un carattere di diffusione virale, aprendo discussioni e alimentando così la condivisione in rete.

PERCHÉ IL CYBERBULLISMO colpisce così duramente le sue vittime?

Con Internet, telefonino e altre tecnologie il cyberbullismo può colpire in ogni momento della giornata, OVUNQUE E A LUNGO: anche casa propria può non essere un rifugio sicuro. Gli atti di cyberbullismo possono avvenire di fronte a una PLATEA potenzialmente infinita. Se viene pubblicato qualcosa su internet, chiunque e in qualunque parte del mondo potrebbe vederlo; se si diffondono attraverso chat foto o altri messaggi, chiunque può farlo a propria volta senza controllo. Chi agisce il cyberbullismo, pensando di rimanere anonimo, spesso è ancor più CRUDELE E AGGRESSIVO. Spesso gli adulti di riferimento, che solitamente non hanno accesso alla comunicazione in rete dei ragazzi, rimangono a lungo ALL’OSCURO di questi episodi facendo mancare il loro supporto o intervento.

TRAPPOLE ONLINE: l’importanza di operare delle giuste scelte

Le trappole online rappresentano le ragioni che fanno sì che i ragazzi possano compiere delle cattive scelte nel cyberspazio. Alcuni esempi sono:

• Non puoi vedermi: l’anonimato elimina la preoccupazione legata all’essere scoperti e quindi di subire disapprovazione e/o punizione;

• Non posso vederti: la mancanza di un feedback tangibile circa le conseguenze delle proprie azioni online sugli altri interferisce con le capacità empatiche e con il riconoscimento che tali azioni causano sofferenza alle vittime.

• Chi sono io? (esplorazione dell’identità): sempre più spesso gli adolescenti si servono dei loro profili sui social network quale mezzo per esplorare la loro emergente identità. Questo può condurre alla pubblicazione online di materiali non appropriati;

• Sono sexy? (maturazione sessuale): in una cultura che promuove una sessualità provocante, gli adolescenti sempre più spesso esplorano la loro sessualità online. Questo potrebbe portarli ad imitare le immagini provocanti, che sempre più sovente caratterizzano la pubblicità e i media;

• Tutti lo fanno (norme sociali online): l’azione combinata di fattori che portano ad una maggiore disinibizione quando si è online e la tendenza degli adolescenti ad agire “in branco” può portare a delle norme sociali online che promuovono un comportamento irresponsabile;

• Se posso, dovrebbe essere ok: Spesso si pensa che la facilità di un’azione legittimi la stessa;

• Alla ricerca dell’amore: Gli adolescenti che “cercano l’amore” online potrebbero comportarsi in modi da attirare pericolose attenzioni;

• Quanto lontano posso andare? (messa in atto di comportamenti a rischio): gli adolescenti spesso mettono in atto comportamenti a rischio al fine di imparare quali sono i limiti delle loro azioni. Impegnarsi in comportamenti a rischio online potrebbe rappresentare un modo più sano di correre rischi rispetto all’impegnarsi in comportamenti a rischio nel mondo reale.

FORMARE GLI ADULTI di riferimento

Per poter dare un esempio positivo ai ragazzi è necessario che i genitori e gli adulti di riferimento siano i primi a utilizzare un linguaggio NON OFFENSIVO E RISPETTOSO dell’altra persona. Fa parte del ruolo di genitore guidare e sostenere i propri figli, incoraggiandoli ad affrontare le difficoltà del percorso di crescita, imparando a riconoscere i loro bisogni affettivi. Questo implica dedicare loro tempo e attenzione. Come genitori, essere informati su un fenomeno così diffuso e “subdolo” come quello del cyberbullismo è fondamentale, sia per poterlo prevenire, sia per capire come eventualmente farvi fronte in modo efficace. Ricordate quanto sia importante l’esempio: usare modi aggressivi, vessatori e sprezzanti su chat e social nei confronti di altri adulti non fa che legittimare gli stessi comportamenti tra ragazzi. È fondamentale costruire con i propri figli una comunicazione improntata alla FIDUCIA, mostrando interesse a come utilizzano i media e discutendone con loro con curiosità e disponibilità. È importante non minimizzare come possono essersi sentiti di fronte a prevaricazioni o derisioni, prendendo in seria considerazione paure e sentimenti cercando, piuttosto, di capire cosa sia successo.

POSSIBILI CAMPANELLI d’allarme

Secondo alcune ricerche (EU Kids Online), il 56% dei genitori di minori che hanno subito atti di cyberbullismo non è consapevole di quanto accaduto ai propri figli. Inoltre, solo un ragazzo su due che ha subito atti di questo tipo ha deciso di avvisare i propri genitori (TELEFONO AZZURRO E DOXAKIDS).

MIO FIGLIO O MIA FIGLIA POTREBBE ESSERE UNA VITTIMA?

• Mio figlio si comporta in modo diverso da prima con gli amici, a scuola, o in altri luoghi di SOCIALIZZAZIONE (non vuol più andare a scuola, non invita mai gli amici a casa, non va alle feste o non frequenta più il gruppo sportivo);

• Non usa più volentieri computer, telefonini e altre TECNOLOGIE PER COMUNICARE con gli altri e li tiene spesso nascosti;

• Lo vedo particolarmente STRESSATO ogni volta che riceve un messaggio in chat;

• Tende ad avere POCA AUTOSTIMA, è spesso triste e inattivo, ha iniziato ad avere problemi nel sonno e nell’alimentazione. SE È UNA VITTIMA cosa consigliare a mio figlio o mia figlia?

Se dai racconti di tuo figlio o da quello che hai visto capisci che è VITTIMA DI CYBERBULLISMO puoi suggerirgli di:

• NON RISPONDERE alle provocazioni del cyberbullo.

• È possibile SEGNALARE e BLOCCARE immagini o contenuti sul proprio conto impropriamente diffusi. Infatti, la NUOVA LEGGE SUL CYBERBULLISMO prevede che ciascun minorenne che abbia più di quattordici anni, nonché ciascun genitore o soggetto esercente la responsabilità genitoriale, che ha subito un atto di cyberbullismo, può chiedere al gestore del sito Internet o del social media la rimozione o il blocco di qualsiasi altro dato personale del minorenne diffuso nella rete Internet;

• Tenere sempre TRACCIA di quanto è successo. Anche se può essere doloroso o sgradevole è importante salvare sul computer il materiale che può costituire una prova (per esempio SCREENSHOT, CONVERSAZIONI in chat e IMMAGINI). Molte delle azioni del cyberbullismo sono perseguibili dalla legge ed è importante poter dimostrare l’accaduto;

• Quando è pertinente, coinvolgere l’ISTITUZIONE SCOLASTICA, ad esempio nella figura dell’insegnante referente per il bullismo che la nuova legge ha obbligatoriamente introdotto per tutte le scuole.

MIO FIGLIO O MIA FIGLIA POTREBBE ESSERE UN BULLO?

• Trascorre molto tempo in chat o in internet per INTERAGIRE con i coetanei;

• Tende a essere SVALUTANTE e ALTEZZOSO nei confronti di compagni ma anche di insegnanti e altri adulti in genere;

• È spesso IMPULSIVO e AGGRESSIVO, mostrando difficoltà nei rapporti interpersonali;

• Fa molta fatica a rispettare REGOLE e DIVIETI: i no non vengono mai accettati;

• Mostra INDIFFERENZA e scarsa comprensione verso i sentimenti degli altri.

 

SE È UN BULLO O CYBERBULLO cosa consigliare a mio figlio o mia figlia?

Se tuo figlio è accusato di agire atti di BULLISMO o CYBERBULLISMO o se sai che certi fatti avvengono nella sua rete relazionale:

• È importante capire come si sente e cosa gli succede, ascoltare il suo malessere, ma allo stesso tempo non giustificare le sue condotte. Va aiutato, piuttosto, a COMPRENDERE come il proprio comportamento possa aver FERITO e DANNEGGIATO qualcuno;

• Confrontati periodicamente con lui/lei sul DISVALORE DELLE PREPOTENZE reali e on line e comunicagli che ti aspetti che si comporti correttamente quando naviga in internet o utilizza lo smartphone;

• Suggeriscigli di NON RISPONDERE ai messaggi offensivi on line perché così diventa anche lui un cyberbullo.

Un FENOMENO in ALLARMANTE CRESCITA

Non serve essere grandi “navigatori” nella rete per trovare filmati di insulti, di professori umiliati anche con atti osceni, di portatori di handicap picchiati, di ragazze riprese in bagno, fatti da studenti che si divertono un mondo a mettere in difficoltà persone indifese o ignare di riprese che violano la loro privacy. In particolare le tendenze che maggiormente si stanno diffondendo in ambiente scolastico riguardano il bullismo omofobico. Inoltre si può dire che tali atti non risultano appannaggio solo della popolazione scolastica maschile, ma si nota la tendenza da parte delle ragazze ad assimilare molti comportamenti violenti. I recenti casi di cronaca hanno evidenziato una diffusione crescente di atti che vengono denominati di cyberbullismo tra i giovanissimi. Secondo una ricerca condotta da Save The Children tre ragazzi su dieci sono testimoni di comportamenti violenti in rete e il 72% degli adolescenti vede il cyberbullismo come il fenomeno sociale più pericoloso del momento. Il numero delle vittime di comportamenti violenti e minacciosi sui social network, via mail o altro, sarebbe in forte aumento. Spesso questi ragazzi vengono presi di mira per futili motivi, l’aspetto fisico, il presunto orientamento sessuale, le relazioni sentimentali, il modo di vestire e di pensare diverso dal branco. Le conseguenze di queste prese in giro ripetute e pubbliche sono gravissime: isolamento (secondo il 65 per cento dei giovani intervistati), rifiuto della scuola (50 per cento), depressione (48 per cento). Oggi il 34% del bullismo è online, in chat, sui social network, complice anche l’anonimato e l’apparente sicurezza di potersi nascondere dietro allo schermo del pc. La risonanza che ha il web è implacabile: le foto, i messaggi di chat o gli sms possono essere visti da tutti, stigmatizzando la vittima, marchiandola e umiliandola.

REATI CONNESSI AGLI EPISODI DI CYBERBULLISMO

●Diffamazione per mezzo di internet: quando si offende la reputazione altrui attraverso un contenuto sul web (sui social, sulle chat o su qualsiasi sito internet). Anche la condivisione di post offensivi può integrare una fattispecie di reato. Integra il reato anche la pubblicazione di foto imbarazzanti.

IMPORTANTE: Il consenso a scattare una fotografia non equivale al consenso a pubblicarla (anche se non è sempre facile individuare se e in quali canali una foto è stata pubblicata e diffusa);

●Sostituzione di persona: quando si finge di essere qualcun altro sul web inducendo in errore i terzi, ad esempio creando un falso profilo social (fake) o aprendo e utilizzando un account e-mail sotto falso nome;

●Trattamento illecito dei dati personali: quando vengono diffusi su internet dati personali di un’altra persona (pubblicare sue foto o video, condividere il suo numero di telefono o indirizzo mail…) senza il suo consenso, recandole un danno;

●Detenzione e diffusione di materiale pedopornografico: quando si custodiscono o condividono foto o video a sfondo sessuale di ragazzi o ragazze minorenni e si è consapevole della minore età della persona ritratta;

●Furto d’identità: quando ci si impossessa dei dati personali di un’altra persona senza averne il permesso e a sua insaputa (profili rubati).

È possibile fare ricorso all’autorità per una tutela penale, che per i fatti di cyberbullismo è differenziata a seconda delle condotte. Le pene sono così varie, andando da 6 mesi a 5 anni per un maggiorenne e 6 mesi per un minorenne (o 516 euro di ammenda). A ciò si somma un eventuale risarcimento in sede civile.

LA RISPOSTA DELLO STATO: La Legge 71/2017

La legge 71/2017 per la prevenzione ed il contrasto del fenomeno del cyberbullismo, è entrata in vigore il 18 giugno 2017.

Essa prevede che il minore vittima di cyberbullismo (se ha più di 14 anni; altrimenti i genitori per suo conto) può chiedere al gestore del sito internet o del social media o al titolare del trattamento di oscurare, rimuovere o bloccare icontenuti diffusi in Rete oggetto della pratica. Se non si provvede entro 48 ore, l'interessato può rivolgersi al Garante della privacy che interviene direttamente entro le successive 48 ore chiedendo questo intervento. La vittima e i genitori possono scegliere la via amministrativa per affrontare il problema, proprio come si fa con lo stalking. Invece di sporgere denuncia e querela, chiedere esporre i fatti all’autorità di pubblica sicurezza avanzando allo stesso tempo richiesta di ammonimento al questore, nei confronti dell’autore dell’atto di cyberbullismo. Si può fare se questo ha più di 14 anni. Il questore valuta il caso e può decidere di convocare quest’ultimo per ammonirlo, paventando conseguenze più gravi in caso di reiterazione. Al compimento della sua maggiore età, dell’ammonimento non resta più traccia (si “estingue”).

PREVENIRE IL CYBERBULLISMO

Come è stato riportato, il cyberbullismo sta diventando una questione di crescente preoccupazione. Per fortuna, è stato portato alla consapevolezza del pubblico e ci sono una serie di misure che possono essere adottate per prevenire il suo verificarsi. Il ruolo di un genitore è quello di essere in sintonia con le emozioni e i pensieri del figlio, notando se il ragazzo è depresso o agisce in modo strano. Se tuo figlio ti dice di essere vittima di bullismo online o a scuola, allora puoi considerarti abbastanza fortunato. La maggior parte degli adolescenti e dei bambini non lo ammette mai ai propri genitori e le statistiche mostrano che se lo dicono a qualcuno, è più probabile che siano amici o fratelli. In genere i maschi si confidano meno con qualcuno. C’è un gran numero di ragioni per cui la persona agisce nel modo in cui agisce al di là del cyberbullismo. Il primo passo è sempre l'identificazione del problema. Prima l'attività viene identificata e sottoposta a controllo, meglio è. Potrebbe essere necessario chiedere direttamente con tuo figlio se è vittima di bullismo oppureparlare con l’insegnante, il quale ha la responsabilità di segnalare questi episodi a scuola e quali sono le cause scatenanti. A seconda dell'età del ragazzo, la migliore misura preventiva potrebbe essere quella di limitare il più possibile la tecnologia. Una quantità crescente di indagini suggerisce di limitare ai bambini di età inferiore ai 7 anni un accesso troppo ampio a nessun tipo di dispositivo tecnologico. Il fatto è che questi dispositivi aumentano le possibilità di cyberbullismo e il mondo online non è un posto semplice per il quale il bambino è pronto. Inoltre, ci potrebbero essere molteplici conseguenze negative per la salute dei ragazzi che usano questi tipi di dispositivi tecnologici per lunghi periodi di tempo. A causa dellavelocità con cui la tecnologia e i dispositivi digitali stanno progredendo, non sono stati condotti studi sufficienti per appurare le reali conseguenze alla continua esposizione a smartphone, WiFi, iPad e altri tipi di tecnologia.

Un'alternativa alla blocco totale dei dispositivi consiste nel limitare i siti che possono essere visualizzati. Può essere fatto a livello dell’Internet Service Provider, vincolando tutti i dispositivi che utilizzano la tua rete domestica a seguire le regole restrittive impostate. Questo è simile a ciò che accade nelle aziende che hanno elenchi di siti consentiti e regole relative al download di determinati file e applicazioni. Se acquisti uno smartphone per tuo figlio, è possibile scaricare sul telefono una serie di applicazioni per il controllo genitori. Keepers è un'applicazione che notifica ai genitori messaggi sospetti o dannosi e permette di includere anche un dispositivo di localizzazione per mostrare la posizione del bambino in tempo reale. In realtà è molto facile mettere in atto controlli per impedire ai bambini di accedere a determinati siti.

Ci sono pochi ostacoli tecnici. Questi controlli includono:

● Uso dei parental controls sulle console per videogiochi. I giocatori spesso parlano e si scambiano messaggi. Crea un account per tuo figlio, limitando chi può parlare e monitora il contenuto su determinati giochi;

● Acquisire dimestichezza con i parental controls di tutti i siti di social media, tra cui Twitter, Facebook e Instagram;

● Insegnare ai tuoi figli come funzionano questi controlli. È facile bloccare altre persone su siti di social media, console per videogiochi e persino telefonate. Se tuo figlio si sente vittima di bullismo online, digli di bloccare semplicemente quella persona. Anche gli indirizzi e-mail possono essere bloccati. Se qualcuno ha violato l'account di tuo figlio e fa finta di essere online, puoi cambiare la password o contattare il sito stesso e segnalare il comportamento. I siti più riconosciuti sono di aiuto quando si tratta di problemi di sicurezza.

Oltre che per il cyberbullismo, può essere una buona idea impostare linee guida da seguire in generale quando si utilizza la tecnologia. Queste potrebbero includere informazioni sulla memorizzazione delle password, fare attenzione da chi si viene contattati, rifiutare richieste di amicizia da estranei, non utilizzare il telefono a tarda notte, non utilizzare il telefono durante la guida o mentre si svolgono altre attività e non dare i propri dati (indirizzi email, data di nascita o nomi) online o offline. È anche una buona idea dare l’esempio ai propri ragazzi; questo perché spesso prendono spunto dai loro genitori e seguono il loro esempio. Potrebbero seguire queste abitudini per il resto della loro vita, quindi è bene seguire le migliori pratiche fin da subito per prevenire eventuali incidenti. Uno dei modi migliori per garantire la protezione online è utilizzare una rete privata virtuale di alta qualità (VPN). Queste VPN sono molto facili da configurare e abbastanza economiche. Quello che fanno ècrittografare il traffico di rete, così da non permettere agli hacker di spiare il ragazzo o lo studente quando sono online. Inoltre, nascondono le informazioni dagli ISP in modo che i dati non vengano raccolti e venduti da entità commerciali, e dai siti che tentano di raccogliere dati su tutte le attività online.

Attualmente esiste una vasta gamma di opzioni VPN disponibili per i clienti e tutte comprendono impostazioni configurabili per ottenere la massima protezione. Insegnare a un bambino come usare una VPN è probabilmente una delle cose migliori che si possono fare per fargli prendere familiarità con la sicurezza online ed è una tecnologia che li aiuterà negli anni a venire. È stato identificato dagli esperti di sicurezza come una delle migliori tecniche in materia di sicurezza online e anonimato. Esempi di buone VPN sono IP Vanish, Express VPN e Nord VPN e altro ancora.

Conclusioni

Il cyberbullismo è un fenomeno sociale che si sta imponendo come manifestazione tipica della criminalità minorile. Data la difficoltà e, spesso, la poca efficacia, della repressione per mezzo della giustizia penale, è necessaria un’opera di sensibilizzazione dei minori a livello scolastico. Risulta altresì necessario che le vittime possano essere sostenute nella denuncia dei fatti, non tanto per la sanzione dei responsabili, quanto piuttosto per far cessare le condotte che, usualmente, possono aggravarsi per la mancanza di controllo.


Marika Cangiano

 
ASI CASERTA - STOP CAMORRA CHIEDE CONTROLLI AMBIENTALI A TAPPETO PDF Stampa E-mail
Scritto da Luigi Cangiano   
Martedì 02 Luglio 2019 04:20

ASI CASERTA. STOP CAMORRA RICHIEDE CONTROLLI AMBIENTALI A TAPPETO

 

Caserta. Il presidente del Movimento Politico Stop Camorra dott. Luigi Cangiano, già candidato alla Camera dei Deputati, in considerazione dell'inchiesta aperta dalla magistratura su alcuni scarichi industriali abusivi situati nell'area industriale controllata dall'ASI di Caserta (nello specifico a Marcianise).

Considerando che problematiche di tale natura possono incidere e gravemente sulla salute pubblica dei cittadini della provincia di Caserta.

Valutando chi espone la problematica che nei comuni di Carinaro, Gricignano e Teverola sono in funzione fabbriche che per la loro natura possono avere e causare gravi problematiche ambientali.

Si richiede ai sindaci dei predetti comuni ed eventualmente anche a tutti gli altri sindaci aderenti all'ASI Caserta, di disporre degli accurati controlli sulle acque dei pozzi e degli scarichi industriali che servono tali aree industriali.

Incidentalmente si segnala che occorrerebbe anche un monitoraggio serio e minuzioso di tutte le aziende attualmente operanti nelle aree ASI della provincia di Caserta, per valutare il reale impatto industriale che tale imprese hanno sul territorio.

La crisi Jabil è in atto, con 350 lavoratori a rischio, altre imprese sono sull'orlo della crisi industriale, di industria, soprattutto, in alcuni comuni ce ne sono davvero poche e l'area industriale sembra essere diventata solo un grande ed immenso deposito di prodotti creati altrove, specialmente nel nord Italia e/o all'estero.

Denunciamo che l'ASI da statuto deve promuovere lo sviluppo industriale nelle terre da esso occupate, non lo sviluppo di capannoni da mettere a rendita per uso deposito, di industriale in questo modo di fare impresa c'è davvero poco o meglio nulla.

Ultimo aggiornamento Mercoledì 13 Dicembre 2023 18:47
 
«InizioPrec.12345678910Succ.Fine»

Pagina 1 di 27