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Dopo la condanna per plagio ora Saviano è stato condannato anche per diffamazione per Gomorra PDF Stampa E-mail
Scritto da Luigi Cangiano   
Giovedì 14 Novembre 2013 16:26

Lo scrittore Roberto Saviano è stato condannato per diffamazione a risarcire con 30mila euro una persona citata nel suo best seller 'Gomorra'. Lo ha deciso il Tribunale di Milano al termine di una causa civile intentata da Enzo Boccolato, assistito dall'avvocato Alessandro Santoro.

Il giudice della prima sezione civile, Orietta Miccichè, ha infatti «accertato - come si legge nel dispositivo della sentenza - il contenuto diffamatorio in danno di Enzo Boccolato della frase contenuta a pagina 291 del libro intitolato 'Gomorra'», nella parte in cui «l'autore prospetta che Enzo Boccolato insieme ad Antonio La Torre 'si preparavano anche a tessere una grande rete di traffico di cocaina'». Il giudice ha quindi condannato «Saviano e Arnoldo Mondadori Editore Spa (editore del libro, ndr) in via tra loro solidale al risarcimento del danno subito da Enzo Boccolato e a corrispondergli la somma di 30mila euro». Il giudice ha anche ordinato «la pubblicazione dell'intestazione e del dispositivo della presente sentenza a cura e spese dei convenuti una volta a caratteri doppi del normale sul quotidiano 'La Repubblica' entro 30 giorni della notifica in forma esecutiva della presente sentenza».

A carico dei «convenuti» anche le spese legali del procedimento. «Nel libro 'Gomorra' Saviano - ha spiegato l'avvocato Santoro - aveva infatti descritto il Boccolato, che è incensurato e che da vari anni vive in Venezuela conducendo una florida attività nel campo ittico e del tutto estraneo ad ogni attività camorristica, come collegato ai La Torre in relazione al traffico internazionale di cocaina, sostenendo che questo, unitamente ai La Torre 'si preparava anche a tessere una grande rete di traffico di cocaina'».

«Il mio lavoro è raccontare e analizzare ciò che accade. Boccolato ha avuto ragione al Primo grado del processo civile, ma sono convinto di quanto ho scritto e continuerò a raccontare il potere del clan La Torre senza temere cause e condanne», ha fatto sapere Saviano.

In realtà che Gomorra fosse pieno zeppo di pecche, dovuti ai troppi copia e incolla di vari lavori giornalistici altrui, lo denunciamo dal momento dell'uscita di questo romanzo sulla camorra, propagandato per indagine puntuale sulla stessa, cosa che non è. I nodi prima o poi vengono sempre al pettine!

In Gomorra Saviano non fa parola delle connivenze dei clan malatitosi con la politica imperante in Campania fra il 1994 ed il 2006, ossia, quella politica dei PDS, DS, PD, che ha reso la Campania un letamaio sotto tutti i punti di vista. D'altra parte non sarebbe mai potuto avvenire che un autore di quell'area politica, potesse, poi parlarne in termini reali. Penso che tutti ricordano il manifesto pro Veltroni di Saviano del 2008 o no?

Su Gomorra appena uscito nel 2006, piovvero anche una serie di denunce per plagio, presentate da vari giornalisti, via via ritirate dietro il pagamento di lauti risarcimenti da parte della Mondadori, dopo che Gomorra essendo diventato un best seller doveva essere difeso a spada tratta in qualsiasi modo.

La condanna ricevuta da Saviano è quindi solo la punta di un iceberg, molto ben nascosto da chi aveva interesse a creare un mito di un romanzo come mille altri!

Solo qualche mese fa, in settembre, Saviano era stato condannato in secondo grado per plagio. Secondo i giudici della Corte d'appello di Napoli l'autore di “Gomorra” avrebbe copiato e non citato tre articoli di "Cronache di Napoli" e del "Corriere di Caserta" e deve quindi pagare, insieme alla Mondadori, 60mila euro all'editore delle due testate, “Libra” e questa lo ribadiamo e solo una delle poche cause rimaste in piedi nei confronti di Savian, le altre sono state tacitate con moneta sonante!

 

Ultimo aggiornamento Venerdì 28 Febbraio 2014 05:12